Biologico, il pomodoro da industria intensifica i controlli

Ieri a Cibus l'Interprofessione del Nord Italia ha anche presentato i dati di crescita del comparto

Biologico, il pomodoro da industria intensifica i controlli
Ieri al Cibus di Parma l’Organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro da industria del Nord Italia ha illustrato gli impegni che la filiera ha preso per garantire al consumatore un prodotto biologico sicuro, sostenibile e di qualità.
Se, infatti, aumenta la domanda di pomodoro bio, l’offerta si struttura per proporre un plus di affidabilità. Almeno è quanto ha stabilito la filiera del Nord Italia al termine di una serie di incontri tra produttori e trasformatori promossi dall’Oi in modo da effettuare controlli aggiuntivi a quelli previsti dalle certificazioni di legge in materia.

“Abbiamo invitato le Organizzazioni di produttori (Op) e le imprese di trasformazione ad alcuni incontri per confrontarci sul tema dei controlli aggiuntivi che una filiera organizzata può assicurare – ha spiegato il presidente dell’Oi, Tiberio Rabboni – Così, dopo aver redatto la Carta delle buone prassi biologiche di filiera, abbiamo inserito uno specifico decalogo sul bio nel nuovo Contratto Quadro 2018, siglato tra Op e trasformatori industriali”.

I controlli aggiuntivi sono dunque la regola per l’intera filiera del Nord Italia. “Un risultato reso possibile dal fatto che nella nostra realtà i rapporti tra le parti sono da tempo disciplinati da Contratti Quadro, contratti tra Op e imprese di trasformazione e da regole interprofessionali condivise, e quindi da una costante corresponsabilità di tutti gli attori – ha aggiunto Rabboni - In altri termini, la filiera del pomodoro biologico del Nord Italia è affidabile perché organizzata, trasparente, controllata e autoregolata”.

Cosa significa in pratica? Intanto che le Op di pomodoro bio del Nord Italia affiancano l’agricoltore socio offrendo servizi e verificando la correttezza del processo produttivo e l’idoneità del pomodoro destinato alla trasformazione. Il che significa, ad esempio, verificare la conformità dei requisiti biologici, fornire consulenza tecnica, effettuare autocontrolli programmati in campo, verificare la tracciabilità dei singoli carichi di pomodoro e fornire all’industria la certificazione dell’Op.
Dall’altra parte, le imprese di trasformazione del pomodoro biologico seguono un sistema di procedure e di controlli della conformità biologica del prodotto in ingresso e in lavorazione negli stabilimenti che prevede: il prelievo di campioni di pomodoro biologico in campo; la verifica della validità della certificazione bio dell’Op e delle aziende agricole conferenti socie, come anche dei documenti degli agricoltori e dei carichi di pomodoro in consegna; il prelievo di campioni di pomodoro nello stabilimento, e così do seguito.



Di questi impegni, insieme a Rabboni, hanno parlato, Luca Artioli, responsabile ufficio industria dell’Op Apo Conerpo (circa 400mila ton di pomodoro su più di cinquemila ettari, soprattutto nelle province di Ferrara, Ravenna e Modena), Aldo Rodolfi, presidente dell’impresa di trasformazione Rodolfi Mansueto Spa (che trasforma circa 250mila ton di pomodoro fresco tra Parma e Piacenza) e Stefano Spelta, responsabile vendite del Consorzio Casalasco del pomodoro (più di 500mila ton di pomodoro trasformato ottenuto su settemila ettari).

L’incontro ha rappresentato anche l’occasione per fornire i dati di consuntivo dell’anno scorso e le proiezioni 2018 per il comparto. Su 3.800 ettari di pomodoro da industria bio a livello nazionale, nel Nord Italia nel 2017 ne sono stati coltivati 2.310. Per la campagna 2018, invece, le superfici a pomodoro bio nel Nord Italia potrebbero raggiungere, in base a quanto contrattato, i 2.700 ettari. Le industrie di trasformazione del Nord Italia, poi, nel 2017 hanno lavorato 62mila tonnellate di pomodoro bio.

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