Pesche e nettarine, prime stime europee

Cso e partner Ue: meno prodotto. Con l'incognita del mercato

Pesche e nettarine, prime stime europee
Il “Forum Peschicoltura europea”, organizzato ieri a Rimini da Cso Italy e Macfrut, ha anticipato le prime stime europee relative alla stagione 2018.

“Il 2017 è stato un anno terribile per i produttori italiani di pesche – ha ricordato Elisa Macchi, direttore di Cso Italy – Il surplus dell’offerta, dovuto soprattutto all’incremento della coltivazione nel Sud Italia, ha fatto scendere il prezzo medio alla produzione fino a 0,25 euro il chilo, con conseguente diminuzione delle superfici dedicate alle pesche”.




Per quanto riguarda la prossima campagna, le previsioni definitive saranno rese note il 24 maggio in Spagna, ma Elisa Macchi ha potuto anticipare le indicazioni di massima. Intanto, si registra un calo di produzione rispetto alla scorsa annata che potrebbe significare una stagione più tranquilla per i produttori. “Al Sud si stima un 33% in meno di precocissime, un 15% di precoci e un 25% di pesche tardive – ha spiegato Macchi – Per il Centro si parla del 15% in meno di pesche e del 16% in men di nettarine, mentre al Nord, visti anche i ritardi vegetativi, è più difficile fare previsioni”.

Uno dei problemi italiani riguarda il picco di produzione (giugno e luglio) da qualche anno sovrapposto con quello spagnolo, che prima si concentrava sulle precoci. Negli ultimi tre anni l'Italia ha perso il 12% di export nelle pesche e il prezzo è calato del 5%.



D’altra parte, anche la Spagna soffre per quotazioni sotto i costi medi di produzione (fino a 0,14 euro/kg), ma godendo di performance di export molto elevate e in costante crescita.
A parlare di squilibrio strutturale è stato Javier Basols (Cooperativas Agro Alimentarias Espana) che ha previsto un calo del 10% della produzione totale di pesche spagnole.
Stesso discorso per la Grecia che, dopo avere incassato 0,15 euro il chilo nel 2017, per quest’anno prevede cali di produzione dovuti alle avverse condizioni meteo. La Francia, invece, si è sottratta alla competizione europea, puntando sul mercato interno.



Nella successiva tavola rotonda che ha affrontato il tema del rilancio, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, ha accennato alla competizione tra differenti specie di frutta estiva e ricordato il caso delle fragole: “Dopo un momento di grande crisi, i produttori hanno iniziato a lavorare sulla varietà migliorando la qualità e le fragole sono tornate sulle tavole degli italiani. Con le pesche abbiamo lavorato molto per migliorare la conservazione. Ora concentrarsi sulla bontà del frutto è un passo fondamentale”. Per Gabriele Ferri dell'Oi Ortofrutta Italia si dovrebbe “evitare di commercializzare le pesche calibro D e insistere sulla differenziazione tra varietà tradizionali e subacide”, mentre Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia Romagna, ha fatto l'esempio del vino: “Dopo la profonda crisi nell'export tra metanolo e bassa qualità, il settore si è rimesso in piedi lavorando proprio sul prodotto, sull'eccellenza. Con le pesche dobbiamo fare la stessa cosa”.
A lavorare sulla qualità sta provando Aop Luce: “Qualche risultato in più l'abbiamo ottenuto – ha detto Giacomo Galdiero - è un progetto su cui stiamo lavorando e vediamo che il consumatore lo apprezza”.
Davide Vernocchi, a nome di Aci Settore Ortofrutticolo, è tornato a ricordare l’importanza di un catasto dei terreni per capire in tempo reale come cambia la peschicoltura. “Solo così - ha concluso - sarebbe possibile fare una programmazione strutturata e previsioni utili a evitare annate disastrose come quella appena passata”.

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