Ecommerce business da 849 milioni di euro nell'alimentare

Crescita esponenziale nonostante i problemi logistici. Dati e confronto con l'estero

Ecommerce business da 849 milioni di euro nell'alimentare
Vale 849 milioni di euro l’ecommerce nel settore alimentare: dal 2005 (quando il dato era di 56 milioni) al 2017 il business si è moltiplicato di quindici volte, una crescita seconda solo a quella registrata nel comparto abbigliamento, anche se la penetrazione sul totale del pianeta food resta limitata allo 0,5%, complici le difficoltà logistiche. Lo dicono i numeri presentati ieri da Confcommercio che, in occasione della presentazione del volume della collana “Le Bussole” intitolato “Il negozio nell’era di Internet”, ha rielaborato i dati del Politecnico di Milano e dell’Istat

Complessivamente l'ecommerce in Italia vale attualmente poco meno di 24 miliardi di euro contro i circa 3 miliardi del 2005, con crescite medie annue a doppia cifre negli ultimi 12 anni e di oltre il 50% nei quattro anni scorsi. Non sorprende allora - è emerso ieri nella sede romana della confederazione - che il 6% delle vendite avvenga ormai online (in Gran Bretagna si è al 19%), con punte del 31% nel turismo. Il maggior numero di acquirenti si trova nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni, ma il fenomeno è trasversale, visto che l'11% degli over 65 non disdegna di fare acquisti con un clic. 



L’ecommerce in Italia è destinato a continuare la sua crescita e, come già avvenuto in Inghilterra e, più recentemente, negli Stati Uniti, ci saranno impatti sulle vie commerciali delle città: “una questione sociale che la politica deve affrontare”, hanno sottolineato ieri i relatori intervenuti in Confcommercio. E tuttavia anche in Paesi dove l’online ha raggiunto “livelli di guardia” come l’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Cina, l’85-90% delle vendite avviene ancora offline. Mentre tanti operatori nati online, cercano di sostenere la propria crescita aprendo negozi fisici.

Nel fare shopping su internet, peraltro, gli italiani si rivolgono prevalentemente a siti stranieri: uno studio Ups Europe Pulse of the Online Shopper 2017 su oltre 6.400 acquirenti online di sei Paesi europei mette in rilievo che l’85% degli e-shopper italiani acquista da retailer esteri e che i principali fattori considerati al momento di decidere da chi acquistare sono la sicurezza dei pagamenti (78%), una chiara indicazione del costo totale dell’ordine (77%), la rapidità di consegna (70%).

Ma cosa può fare un negozio fisico per restare un riferimento per i clienti? Tre le strade da percorrere, stando a Confcommercio: imparare a misurare la performance, sviluppare una strategia offline, sviluppare una strategia online. 

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