La Littizzetto «ci illumina» sulla frutta fuori stagione

Un turpiloquio di assurdità in prima serata a «Che tempo che fa»

La Littizzetto «ci illumina» sulla frutta fuori stagione
Mentre gli italiani attendevano trepidanti i primi exit poll sulle elezioni politiche, Luciana Littizzetto affondava il suo attacco contro la frutta fuori stagione su Rai Uno.
Ben vengano tutti gli interventi che alimentano il dibattito su frutta e verdura, positivi o negativi che siano; è altrettanto giusto che la satira si prenda qualche licenza poetica ma, solo per tentare di strappare un applauso, oltre un certo limite di mistificazione non si può andare, soprattutto perché ha impatti negativi ingiustificati su consumatori già poco informati e creduloni.

Ho comunque atteso una settimana prima di scrivere queste riflessioni, speravo qualcun altro volesse prendere posizione per il settore ma, come spesso accade, pare che la filiera ortofrutticola viva in un suo mondo, avviluppata nei suoi problemi interni ed estranea all'opinione pubblica, anche quando qualcuno la denigra e lo fa di fronte a cinque milioni di persone, quasi il venti per cento degli ascolti in quel momento.
Ci riempiamo la bocca per un pugno di like su Facebook e ignoriamo gli effetti del programma più seguito in prima serata la domenica, in un Paese dove la televisione è ancora - e di gran lunga - il più efficace strumento di comunicazione verso i responsabili acquisto.

Come potete vedere nel video qui sotto, sdraiata sulla scrivania di Fazio, la comica di Torino ha esordito nel suo sermone domenicale tirando in ballo i mandarini, invitando i telespettatori a non comprarli più perché fuori stagione e più simili al “Ciocorì” che a frutti succosi.



Da piemontese verace forse voleva favorire come fonte di vitamina C il kiwi delle sue zone a scapito del mandarino tardivo di Ciaculli? Bisognerebbe chiederlo a lei, certo il marzuddu – come viene chiamato questo mandarino perché matura in marzo – non ci sarà rimasto bene, visto che proprio ora è in grado di inebriarci con il suo aroma inconfondibile. Che dire, poi, delle varietà tardive Nadorcott e Orri, che se hanno un difetto in questo momento forse riguarda il prezzo, e non certo il sapore o la succosità.

Presa da un desiderio di epurazione di tutto ciò che non sta in una non meglio definita “stagionalità”, Luciana è poi passata all’offensiva sulle ciliegie di luglio, a suo dire “molli e piene di vermi”. Chissà come saranno stati contenti i miei amici trentini che stanno investendo tanto sulle varietà tardive in quota, realizzando, proprio in quel mese, prodotti di altissima qualità che sono molto apprezzati dal mercato.

Il delirio è poi proseguito sulle varietà di uva senza semi che, a detta della cabarettista, “non sono normali, perché l’uva deve avere i semi, altrimenti non esisterebbe”, allarmando così gli acoltatori con lo spauracchio degli organismi geneticamente modificati.
il termine partenocarpia - ovvero lo sviluppo di frutti in assenza della fecondazione, per cui risultano essere privi di semi - senz’altro manca nel vocabolario della Littizzetto, anche se credo che sia in buona compagnia. Sarebbe, però, bastato che - prima di insinuare il dubbio nella povera signora Maria - si fosse domandata chi sia che, da tempo immemorabile, toglie tutti i semi dall’uva sultanina essiccata che almeno una volta anche lei avrà provato. Qualche alieno, un esercito di schiavi rimasti in attività dai tempi dei Corinzi o proprio madre natura, da cui abbiamo copiato per ottenere le varietà apirene odierne?



Un fil rouge sensato nel panegirico della Littizzetto, però, devo ammettere c’è stato; non riguarda la stagionalità, ma attiene al problema del sapore della frutta e degli ortaggi in commercio. Quando fa riferimento all’astringenza delle susine o al “gavettone” di pomodoro, sottintende la sapidità di una lunga lista di prodotti.

E qui, purtroppo, ha ragione, abbiamo ampiamente smarrito il valore del gusto sull’altare dell’aspetto e della quantità, con gravi ripercussioni sui consumatori, tanto che anche coloro che fanno satira se ne sono accorti ricamandoci sopra.



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