Federalimentare e la promozione del Made in Italy

Federalimentare e la promozione del Made in Italy
"Le esportazioni del nostro settore stanno crescendo in maniera strutturata: +7% nel 2017 rispetto al 2016, con un valore complessivo di circa 40 miliardi. Per questo chiediamo al prossimo Governo di non tollerare più un'Unione europea che lascia decidere tutto ai singoli Stati, in ordine sparso. Noi abbiamo bisogno di più Europa e di maggiore armonizzazione delle regole, soprattutto in campo alimentare". Lo dice a Labitalia Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare. "Basti vedere la questione delle etichette: Bruxelles non ha avuto il coraggio di decidere - rimarca Scordamaglia - e ogni Paese è andato per conto suo".

Non solo. Al prossimo esecutivo, gli industriali alimentari, dice Scordamaglia, chiedono "di continuare e migliorare la promozione dei prodotto italiano. Si tratta di una battaglia da fare nei nostri confini - spiega - per aumentare il numero delle aziende che esportano. E in questo senso va il lavoro che Federalimentare sta facendo con Ice. Ma si tratta anche di una battaglia europea - aggiunge - Perché la promozione dei prodotti italiani all'estero va rafforzata. A Bruxelles è giusto sì discutere, ma poi bisogna andarci con i tecnici giusti che sappiano difendere i nostri prodotti", osserva. E riguardo ai trattati internazionali di libero scambio, Scordamaglia dice: "In un mondo così globalizzato e in un Paese così fortemente esportatore, non si può non vedere nei trattati internazionali, un'opportunità importante di crescita".

Ma sui contenuti degli accordi bisogna riflettere, "senza liquidarli con un sì o un no", aggiunge il leader degli industriali alimentari. Ad esempio, nel caso del Ceta "l'implementazione degli accordi e la scarsa trasparenza - avverte - stanno dando problemi alle nostre imprese: l'accordo, insomma, ci avrebbe dovuto portare molto di più". "Per questo - conclude Scordamaglia - diciamo a Bruxelles: basta correre e fare nuovi trattati. In particolare, chiediamo alla Ue di fermare il negoziato su Mercosur e Nuova Zelanda dedicandosi piuttosto alla condivisione e verifica dei dettagli applicativi di quelli in essere".

"L'ultima legislatura ha avuto sicuramente il merito di aver capito che non c'è crescita e ricchezza in un Paese senza agire su chi questa ricchezza la genere e cioè l'industria. L'Italia ha ricominciato a crescere grazie all'industria e i dati lo dimostrano: +3% per la produzione industriale, +11% per gli investimenti, +20% il valore aggiunto per addetto", riconosce Luigi Scordamaglia, tracciando un bilancio dell'ultima legislatura. "In particolare, il dato sugli investimenti è una cosa importante - sottolinea - ma per funzionare deve essere stabilmente integrato". Ora la vera sfida che dovrà vincere il prossimo governo, "qualunque esso sia", dice Scordamaglia, è quella della "lotta prioritaria alla burocrazia". "Un tema - dice il presidente degli industriali alimentari italiani - che mi sorprende di non trovare in campagna elettorale".

La burocrazia a cui allude Scordamaglia è quella "trasversale, inamovibile, il vero elemento che inchioda a terra il bilancio delle imprese". "Per questo, mi sorprende - ribadisce - che questa battaglia non sia messa al primo posto nei programmi elettorali". "Rinuncerei a qualsiasi incentivo fiscale -dice Scordamaglia- pur di vedere estirpato questo cancro che rende impossibile gli investimenti in Italia, soprattutto quelli esteri. Nella classifica internazionale del doing-business siamo precipitati al 46° posto, mentre la Russia di cui si parla sempre come esempio mondiale di eccessiva burocrazia è al 35° posto".

Inoltre, "la pressione fiscale in Italia va innanzitutto semplificata in termini di flat tax, una proposta seria che non va scaricata con superficialità". E' dunque favorevole alla 'tassa unica' il presidente di Federalimentare, che dice: "Non entro sul dibattito sul livello di reddito a cui vada posta l'asticella della tassa, ma di sicuro c'è molto spazio per recuperare risorse dalla lotta all'evasione fiscale". "Non è un segreto - conclude Scordamaglia - che in Italia intere zone e interi settori abbiano livelli di evasione fiscale intollerabili. E che una lotta seria all'evasione finora non è stata fatta per troppa burocrazia e per i controlli inefficienti o più mirati alla carriera del singolo che non a una lotta reale al fenomeno".

Fonte: AdnKronos