L'ortofrutta Dop e Igp perde terreno in volume e valore

Ismea-Qualivita: giù le mele del Trentino Adige, su cipolla di Tropea e pistacchio di Bronte. I dati

L'ortofrutta Dop e Igp perde terreno in volume e valore
Battuta d’arresto per l’ortofrutta Dop e Igp Made in Italy nel 2016: perde infatti il 12% delle quantità certificate rispetto all’anno precedente e subisce una flessione ancora maggiore (-25%) in termini di valore della produzione. E' quanto emerge dal 15esimo Rapporto Ismea-Qualivita 2017 presentato ieri a Roma. Con 111 riconoscimenti i prodotti ortofrutticoli si confermano categoria leader per numero di denominazioni; il primato riguarda anche i volumi (circa 600mila tonnellate), mentre il valore della produzione ammonta a circa 308 milioni di euro e incide per il 5% sul totale del comparto food Dop e Igp. La categoria vede impiegati circa 18.800 operatori, e si registra una forte propensione all’export. 

I risultati della categoria, sottolinea il rapporto, dipendono soprattutto dai trend della mela Alto Adige Igp (-15% volume e -33% valore rispetto al 2015) e della mela Val di Non Dop (-14% volume e -33% valore), che rappresentano da sole l’80% della produzione certificata e il 67% del valore alla produzione. Tra le altre denominazioni, crescite consistenti su base annua per melone Mantovano Igp (+250% in quantità e +170% in valore), pistacchio Verde di Bronte Dop (+54% in quantità e +51% in valore) e cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp (+19% in volume e +34% in valore).



A livello generale, si rafforza il primato mondiale dell’Italia per numero di prodotti Dop e Igp con 818 Indicazioni geografiche registrate a livello europeo (quattro le nuove registrazioni nel 2017). Il comparto esprime i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi con 14,8 miliardi di euro di valore alla produzione e 8,4 miliardi di valore all’export. Dati che testimoniano una crescita del 6% su base annua e un aumento dei consumi nella Gdo del +5,6% per le vendite food a peso fisso e del +1,8% per il vino. Anche il trend degli ultimi 10 anni, evidenzia il report, mostra una crescita continua del sistema Dop-Igp che ha così affermato il proprio peso economico nel Paese fino a rappresentare l’11% dell’industria alimentare e il 22% dell’export agroalimentare nazionale (nel 2015 era il 21%). 

Il settore food nel 2016 contava 83.695 operatori (+5% sul 2015) e valeva 6,6 miliardi di euro alla produzione e 13,6 miliardi al consumo, con una crescita del +3% sul 2015; segno positivo anche per l’export (+4,4%). A fine 2017 erano 264 i Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf e oltre 10mila gli interventi annui effettuati dagli Organismi di controllo pubblici.


Il valore delle produzioni certificate nelle regioni italiane: in verde il food, in rosso il wine

“Il sistema delle Indicazioni Geografiche è un pilastro del nostro modello agroalimentare”, ha affermato durante la presentazione il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. “In questi anni abbiamo avuto un ruolo guida in Europa e nel mondo proprio per affermare il diritto alla tutela dei marchi geografici e i risultati parlano chiaro: in 10 anni abbiamo quadruplicato l’export, raddoppiato il valore della produzione, aumentato i produttori coinvolti”. 

“I dati presentati confermano il successo di un modello produttivo tipicamente italiano che fa perno sulla qualità, sulla distintività e sulla valorizzazione dei prodotti tipici e dei saperi locali”, il commento di Raffaele Borriello, direttore di Ismea. Mauro Rosati, direttore generale di Fondazione Qualivita ha parlato di “crescita economica ma anche culturale”, mentre il presidente di Aicig Nicola Cesare Baldrighi ha sostenuto la necessità di “aggiornare la normativa nazionale per fare dei Consorzi di tutela uno strumento di riferimento per ogni indicazione geografica”.

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