Uk: è l'anno dell'uva, il frutto più venduto del 2017

Superata la mela, per la prima volta, grazie agli «snack packs»

Uk: è l'anno dell'uva, il frutto più venduto del 2017
Forte ascesa dell'uva da tavola nel Regno Unito. Supportata dalla crescente popolarità degli snack packs, il frutto ha superato per la prima volta nella storia le mele nella classifica dei prodotti frutticoli più venduti dell'anno, raggiungendo una spesa record di 604 milioni di sterline nel 2017 (+3,6% sul 2016), secondo il rapporto "Top Products 2017", pubblicato dalla rivista The Grocer in collaborazione con la società di ricerche Nielsen. In termini di volumi di vendita, si registra invece una crescita del 4,1%, equivalente a circa 13,5 milioni di confezioni in più rispetto al 2016.

L'uva da tavola è tra i cibi considerati più adatti per i lunch box (cestini del pranzo) salutari, anche per via dell'elevata conservabilità. Come spiega a The Grocer Jack Wark, Ceo della British Growers Association, "l'uva è uno snack convenience veramente gustoso", al punto che "Tesco la sta perfino offrendo nei piatti pronti".

Per quanto riguarda le mele, scese in seconda posizione, lo studio evidenzia una spesa pari a 600 milioni di sterline, in crescita di 12,1 milioni sul 2016. Vale a dire il 2,1% in più. La performance risulta però "viziata" dagli effetti inflazionistici. Quest'anno, infatti, le catene distributive britanniche ne hanno vendute l'1,5% in meno rispetto al 2016.

Tra l'altro, come sottolinea il quotidiano The Telegraph in un articolo, la svalutazione della sterlina successiva al voto del referendum sulla Brexit ha portato i melicoltori del Regno Unito a esportare quote importanti di produzione e ciò ha determinato una scarsità di offerta sul fronte interno, che sta facendo salire le quotazioni.

Siede sul terzo gradino del podio, con 551 milioni di sterline (+19 milioni sul 2016), la banana, il frutto più venduto a livello di volumi.

"Nel 2017 - tiene a precisare Wark - è diventato più costoso importare frutta e verdura dall'Europa, ma i coltivatori britannici hanno anche visto aumentare in maniera significativa i loro costi di produzione".

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