La «frutta da vivere» di Battaglio

Immagine nuova e progetti. Vola il fatturato, grandi spazi per l'avocado

La «frutta da vivere» di Battaglio
Battaglio cresce, spinge sugli investimenti, cambia immagine e, in un momento favorevole per la frutta esotica, scommette sul futuro dell’avocado. Giornata di bilanci e di presentazione di progetti, quella di ieri a Torino, per una delle realtà di spicco del settore, arrivata alla fase "4.0". Battaglio, in questo 2017, raggiungerà i 180 milioni di euro di fatturato (il 15% in più del 2016), che diventano 255 milioni a livello di Gruppo, e punta sul concetto di “vitalità” per consolidarsi e sviluppare ulteriormente il business. Con uno sguardo che va oltre l'esclusivo interesse aziendale e mira al miglioramento dell'intero settore.



Il tutto attraverso un payoff, “Frutta da vivere”, che si abbina a un logo aziendale nuovo di zecca che sarà visibile sul packaging, sui prodotti e caratterizzerà le diverse forme di iniziative e di comunicazione, dagli spot ai social fino al sito internet, già da ieri nella nuova versione.



Sono state quattro le fasi di sviluppo di Battaglio, come spiegato in conferenza stampa dal marketing manager Stefano Minola: nata nel 1972 all’interno del Mercato Ortofrutticolo di Torino, l'azienda, dopo aver gestito con la propria marca i prodotti di provenienza italiana, negli anni Novanta ha fatto partire - con la seconda generazione - il percorso internazionale, dedicandosi alla ricerca e selezione di frutta esotica o contro-stagione e diventando, nel 1995, il distributore delle banane Del Monte nel nordovest del Paese. 

Il 2010 è l’anno della svolta: raggiunto un fatturato di 80 milioni di euro, inizia l’importazione diretta di banane e ananas a marchio proprio, unica azienda in Italia a non commercializzare marche di multinazionali.
La quarta fase, "4.0", è quella avviata ieri, data - è stato detto - “che segna il passaggio verso la Battaglio di domani”. La filosofia aziendale, finora basata su tre principi fondamentali (trasparenza, consistenza, entusiasmo) "origina" il nuovo concetto di “vitalità”, in ogni aspetto: nei numeri e nel modus operandi.

A proposito di numeri, il presidente Luca Battaglio ha ricordato i 24mila metri quadri complessivi dei due magazzini con celle di conservazione e maturazione banane nei Centri agroalimentari di Torino e Roma (quest'ultimo in fase di ampliamento) dove l’azienda dispone di altrettanti posteggi, ma soprattutto le 160mila tonnellate di frutta esotica e di contro-stagione movimentate (59mila tonnellate di banane, che valgono poco meno di un terzo del fatturato complessivo, 29mila di agrumi, 15mila di ananas, 6.500 di pere, 5.200 di meloni, 4.500 di frutta esotica e poi fragole, kaki, kiwi e altre tipologie di frutta e verdura), per l'80% destinate alla grande distribuzione e per il 20% ai Mercati agroalimentari.

Una crescita progressiva, quella che caratterizza gli ultimi anni di Battaglio (nel 2014 il fatturato era di 135 milioni, nel 2015 e 2016 ha toccato rispettivamente i 151 e i 156 milioni, quest’anno lo sviluppo è robusto con un "più" 24 milioni), che va di pari passo con quello di Battaglio Argentina, ex Cosur: 15 milioni la previsione di fatturato 2017, a fronte dei 10 del 2016. Due le sedi nel Paese sudamericano, dove è appena stato inaugurato un centro per la maturazione delle banane per favorire lo sviluppo del mercato interno.



“Il mercato di oggi registra un trend in costante crescita per la frutta esotica, grazie a consumatori alla ricerca di nuove e autentiche esperienze gustative”, ha spiegato Battaglio. “La Gdo è diventata più attenta e sensibile, anche se c’è ancora molto da fare. Il frutto con maggiori potenzialità? L’avocado: rispetto ai Paesi anglosassoni e alla Francia il rapporto di consumo in Italia è di 1 a 10. La frutta esotica va fatta conoscere e apprezzare per favorire la ripetizione dell’atto di acquisto”.

E’anche per questo che Battaglio è protagonista nel trade di programmi di formazione per i responsabili di reparto ortofrutta, nonché di attività di supporto e promozioni in store, oltre che nei Centri agroalimentari di Roma e Torino. Nulla viene lasciato al caso, come dimostrano le rilevazioni post-vendita.

Obiettivo finale, che va al di là degli interessi aziendali, è quello di incentivare la conoscenza della frutta per incrementarne ulteriormente la domanda. Una “missione” che coincide con la promessa di marca, interpretata nel nuovo pay-off e con iniziative tese ad allargare il consumo a segmenti nuovi, soprattutto quello esotico. 


 
I canali utilizzati - oltre al sito web, arricchito di contenuti informativi - saranno i social Facebook e Instagram, attività di degustazione in store, sponsorizzazioni di manifestazioni sportive e, nel territorio torinese, il progetto no-profit Fruttaparty, al decimo anno di vita, che mira a diffondere attraverso il gioco la cultura del mangiar sano nelle scuole d’infanzia e primarie.

“Operiamo in un mercato complesso in cui le sfide sono tante e mutano continuamente, ma abbiamo l’ambizione di fare qualcosa per migliorare il mondo della frutta e renderlo sempre più centrale senza rinchiuderlo dentro una commodity”, ha concluso Battaglio.

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Nella foto di apertura, da sinistra, Minola, Battaglio e Stefano Fabrucci dell’agenzia Rba Design, che ha seguito l’azienda nel progetto di restyling dell'immagine