Regolamento europeo per il biologico, ampio il fronte del «no»

Confagricoltura e Cia: va bocciato, penalizza l'Italia. De Castro voterà contro

Regolamento europeo per il biologico, ampio il fronte del «no»
Fa discutere il nuovo Regolamento europeo per il settore biologico che quest'oggi affronterà il voto della Commissione agricoltura del Parlamento Ue dopo l'approvazione da parte degli Stati membri avvenuta nella giornata di lunedì 20 novembre.

"Il nuovo documento va bocciato - secondo la Cia-Agricoltori Italiani - perché non riforma nulla, soprattutto non apporta alcun miglioramento per i consumatori nel momento in cui non mette mano alle regole sulla contaminazione dei prodotti. Per la parte produttiva è addirittura peggiorativo, penalizzando il nostro Paese che è tra i più virtuosi nel rispetto dei disciplinari di coltivazione e, quindi, ci pone in una condizione di svantaggio competitivo".

La Cia-Agricoltori Italiani rivolge quindi un appello a votare "no" ai parlamentari europei che saranno chiamati a dare il via libera al testo che regolerà le norme connesse all'agricoltura bio. "Questo non è un Regolamento che riforma - ha ribadito l'organizzazione agricola - ma un esercizio accademico che non serve; meglio lasciare le cose come stanno. Chiediamo a tutti i parlamentari Ue un atto di responsabilità per un comparto che in Italia è in costante crescita, con oltre 60mila aziende impegnate e una superficie coltivata che sfiora il 15% del totale".

Ma il caso vuole che lunedì, in occasione del pre Consiglio dei ministri Ue sul biologico, sia stato proprio il voto favorevole dell'Italia (nove i Paesi contrari, ndr) a determinare il passaggio del Regolamento in Commissione agricoltura.

Estrema insoddisfazione è stata espressa anche da Confagricoltura. Il rischio, a parere dell'organizzazione degli imprenditori agricoli, è che venga adottato in tutta Europa un sistema di regole che, sotto la spinta delle pressioni provenienti dai Paesi del Nord Europa, renderà di fatto meno stringenti le regole di produzione degli alimenti biologici. Tra i punti più critici, "l'assenza di una armonizzazione tra i vari Stati membri sulle soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate dei prodotti biologici" e "la possibilità di commercializzare prodotto biologico, anche se contaminato da pesticidi accidentalmente", oltre "all'introduzione di una deroga fino al 2030, periodo considerato troppo lungo, per le produzioni biologiche in serra in Finlandia, Svezia e Danimarca". C'è poi il punto relativo alle sementi biologiche, dove "sono state previste ampie deroghe per consentire fino al 2035 l'utilizzo di sementi convenzionali".

Confagricoltura ritiene che la produzione biologica non possa che partire da semi biologici. "A tal riguardo è stato sicuramente lodevole che il nostro Paese, anticipando la Commissione, si sia già dotato di una banca dati nazionale con un apposito decreto del Mipaaf del 24 febbraio scorso, al fine di ridurre le richieste di deroghe e di monitorare la disponibilità di sementi biologiche in Italia". Molte perplessità vengono espresse, infine, anche sulle importazioni di prodotti biologici provenienti dai Paesi extra Ue: "Vogliamo - ha detto Paolo Parisini, presidente della federazione nazionale di prodotto agricoltura biologica di Confagricoltura - che venga garantita equità con le condizioni e gli standard qualitativi che i produttori Ue sono tenuti a rispettare. La serie di deroghe legate agli accordi commerciali con i Paesi extra Ue previste dal Regolamento, che prevedono l'equivalenza, non vanno, invece, in questa direzione".

Voterà contro l'accordo Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento Ue, che ha commentato: "Le nuove disposizioni non sono assolutamente in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono applicati da anni nel nostro Paese, al primo posto in Europa per estensione e al secondo per produzione, e rischiano di mettere in seria crisi la produzione biologica italiana".

Ccpb guarda avanti: pensare a un vero Testo unico del biologico
"Dal momento dell'approvazione del nuovo testo (che manderà in pensione il Regolamento Ce 834/2007) a quando entrerà in vigore passeranno almeno due anni - ha recentemente spiegato Fabrizio Piva, amministratore delegato dell'organisimo di certificazione Ccpb - e questo periodo potrebbe essere speso per quello che potremmo chiamare un vero Testo unico del biologico, evitando, se possibile, di collegare a questo testo unico decine di decreti delegati così come spesso succede nel nostro Paese".

"Lo spirito che dovrebbe animare il legislatore e i suoi collaboratori nella definizione di un Testo unico - per Piva - dovrebbe essere quello di snellire gli adempimenti per tutti, di collegarli ad altri adempimenti propri del più ampio settore dell'agroalimentare, di eliminare quelli doppi, di togliere gli obblighi che non hanno alcun valore se non quello di aumentare i costi e l'entropia, che nel biologico è già piuttosto elevata. Per giungere a questo risultato non serve un testo consolidato delle leggi, in cui si appiccicano tutte le norme esistenti, ma occorre piuttosto ripensare ad una nuova normativa omnicomprensiva ispirata agli obiettivi citati".

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