Monferrato, ortaggi e zafferano nella serra tecnologica

Monferrato, ortaggi e zafferano nella serra tecnologica
Hanno iniziato con lo zafferano ma non è detto che si fermeranno lì. Negli incavi in pvc allineati (e sospesi) nell’angolo "nursery" della loro serra aeroponica, ossia senza terra, Alessandro Piana e la moglie Enrica Gherpelli stanno provando a coltivare un po’ di tutto: aglio, cavolo, rucola, finocchi, fragole, tulipani. "Sono esperimenti", dice la coppia, che tre anni fa ha lasciato Genova per tornare a Cremolino, dove la famiglia affonda le radici e dove loro, coi due figli, hanno cambiato vita. Così è nata l’azienda agricola La Rienca, anagramma del nome di Enrica, in cui i coniugi - lui ex ingegnere informatico, lei responsabile del personale in una ditta genovese, dove ancora lavora - hanno dato corpo a un sogno: un ritorno alla terra in chiave 2.0.  

"Zappa e computer - sintetizza Alessandro -. Volevamo un percorso agricolo ma restando in un solco contemporaneo. Per questo abbiamo scelto di recuperare una tradizione antica come quella dello zafferano, che Enrica ha scoperto essere molto diffusa nel Monferrato nel Quattrocento, ma di coltivarlo in modo innovativo, all’interno di una serra aeroponica, dove i bulbi non sono piantati a terra ma messi a germogliare in piccoli incavi su pannelli di pvc, alimentati con acqua nebulizzata arricchita di nutrienti".

La struttura di 530 metri quadrati, in vetro e alluminio, è sul fianco della collina, a strapiombo sulle vigne e accoglie tutto, anche i laboratori. C’è voluto tempo, dopo vari intoppi, e una bella dose di coraggio imprenditoriale: in Italia è un esperimento innovativo. Ma ora per Alessandro ed Enrica, la cui impresa è stata raccontata all’Expo di Milano, a Geo&Geo su Rai 3 e sulle pagine dell’Economist, è tempo di raccogliere i frutti di tanto lavoro, portato avanti coi consigli dell’agronomo barese Angelo Parente, dell’istituto di Scienze della produzione alimentare del Cnr. Se in serra l’apertura delle finestre, la regolazione della temperatura e l’irrigazione nebulizzata (essendo una coltivazione fuori terra l’acqua ogni volta viene recuperata e riutilizzata) è tutta a controllo elettronico, la raccolta si fa però ancora alla vecchia maniera: a mano, fiore per fiore, da cui si recuperano i preziosi pistilli. "Per un kg di zafferano? Servono 150 mila fiori". La coppia punta ora a incrementare il numero di bulbi da 30 a 50 mila e ad affiancare allo zafferano altre essenze. "Stiamo facendo delle prove, aglio, fragole, finocchi. Venendo da Genova, abbiamo pensato anche al basilico". Intanto, su 3 mila metri quadri crescono da tempo camomilla e lavanda, venduti per tisane e cosmetici, con la certificazione biologica e le radici, in questo caso, ben piantate per terra.

Fonte: La Stampa