Piva (Ccpb): «Perché diciamo no al decreto sul bio»

Il tema dei controlli resta centrale. Il 18 ottobre nuovo round in Conferenza Stato-Regioni

Piva (Ccpb): «Perché diciamo no al decreto sul bio»
Il tema della certificazione è un asset del biologico a livello internazionale: il settore continua a crescere del 20% ogni anno e ad attirare l’interesse e la fiducia dei consumatori. “Se la necessità principale è mantenere alta la competitività, non è comprensibile un decreto legislativo sui controlli del biologico che, facendo scomparire il concetto di certificazione, non ha tenuto in minimo conto le condizioni di un settore che, anzi, è stato ignorato – spiega Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb - Non sono state coinvolte nemmeno le Regioni, che pure svolgono un ruolo essenziale sia in termini di programmazione, sia di sorveglianza”.

“Subito dopo il Sana di Bologna – prosegue Piva - 71 imprese del settore hanno scritto una lettera aperta al ministro, agli Assessori regionali e ai parlamentari delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato per sottolineare il disappunto e una preoccupazione vera per il testo del decreto approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso giugno. Disappunto per non essere mai state coinvolte nei lavori preparatori, di fatto non rispettando il loro ruolo nello sviluppo del bio. E preoccupazione per il grave vulnus che un tale decreto provocherebbe per uno dei pochi settori che stanno dando soddisfazione a tutti i soggetti della filiera”.

Intanto, il prossimo novembre dovrebbe arrivare il voto favorevole dei ministri agricoli sul nuovo regolamento comunitario. “Che senso avrebbe - si chiede l’Ad di Ccpb - intervenire in modo autolesionistico con un decreto nazionale in un momento in cui molte regole del gioco potrebbero cambiare a livello europeo? Nessun Paese europeo, poi, è intervenuto direttamente su questi temi, restringendo gli spazi di manovra delle proprie aziende e, di fatto, minandone la loro competitività”.

Per questo le aziende, e alcune loro associazioni, si sono rese disponibili a collaborare con il “decisore politico” per migliorare il testo del decreto o, addirittura, per rivederlo nella nuova legislatura, alla luce anche e soprattutto delle decisioni europee.

“Siamo ancora in tempo perché prevalga il buon senso e si eviti che tale decreto dispieghi tutte le sue nefaste conseguenze – dice Piva a Italiafruit News - Ci auguriamo che il Mipaaf tragga spunto dal diffuso malcontento che questo decreto ha causato in tutto il settore e possa modificarlo secondo quanto le aziende e le loro associazioni in più occasioni hanno scritto.
Ovviamente la disponibilità a collaborare c'è, a condizione che siano inserite le modifiche richieste. In alternativa è preferibile attendere il nuovo regolamento in votazione al Consiglio dei Ministri il prossimo 6 novembre”.

Ma prima, il 18 ottobre, il decreto approderà ancora in Conferenza Stato-Regioni e gli assessori potrebbero ancora non dare parere favorevole. D’altra parte, il tema dei controlli sul bio è disciplinato a livello europeo e in molti si chiedono perché aggiungere vincoli inutili che finirebbero per penalizzare il settore nazionale rispetto agli altri Paesi, comunitari e no.

Copyright 2017 Italiafruit News