Clementine calabresi, danni da siccità

Clementine calabresi, danni da siccità
Mentre la Regione Calabria ha avviato l'iter per chiedere al governo la dichiarazione dello stato di calamità naturale per danni dovuti alla siccità - circa 300 milioni di euro - il Consorzio delle Clementine Igp di Calabria sottolinea un aspetto che va oltre l'emergenza di questi giorni: "I danni della straordinaria siccità di quest'anno si ripercuoteranno non solo sulle produzioni 2017-18 ma anche su quelle delle annate successive. Emerge oggi quanto siano indispensabili per l'agricoltura calabrese e per noi in particolare opere di ammodernamento del sistema irriguo".

Secondo lo Standardized Precipitation Index (Spi) – l'indice climatologico internazionale comunemente usato per la quantificazione delle precipitazioni - la siccità colpisce principalmente le aree maggiormente vocate alla coltivazione dell'eccellenza agrumicola calabrese rappresentata dalle clementine. Un indice Spi con valori inferiori a -2, cioè di estrema siccità, riguarda infatti a 3, 6 e 12 mesi buona parte del Cosentino e del versante Tirrenico reggino.

"La carenza di acqua - spiega Giorgio Salimbeni, presidente del Consorzio di Tutela delle Clementine IGP di Calabria - oltre ai problemi sulla produzione in corso, che avrebbe bisogno di una quota costante di pioggia di circa 5 millimetri per ettaro, provoca anche uno stress sulla pianta che si rifletterà inevitabilmente sulle campagne e sulle fioriture successive. Se il clima non migliora, i danni potrebbero essere ingenti in considerazione soprattutto del fatto che adesso le piante sono nella fase di maturazione del frutto, maggiormente legata all'apporto di acqua".

Il cambio climatico ha determinato un incremento del fabbisogno idrico. Oggi le clementine di Calabria vengono irrigate in un lasso di tempo più esteso (da luglio fino all'autunno) rispetto a quanto si faceva fino a circa 15 anni fa, quando si irrigava nei soli mesi di luglio e agosto colpiti dalla canicola estiva mentre per i periodi successivi intervenivano le tradizionali piogge estive ed autunnali.

Ad aggravare la situazione c'è il fatto che, di fronte all'incremento di fabbisogno idrico, le fonti naturali stanno subendo un progressivo depauperamento con bacini al di sotto del 70% della loro capacità (circa 898 milioni di metri cubi d'acqua) secondo i dati della Regione. Sono in forte sofferenza tutti i 25 bacini idrici della Calabria la cui gestione è ripartita tra Consorzi di bonifica, Enel e Sorical.

Registrano livelli preoccupanti i grandi laghi silani di Ampollino e Cecina oltre che, sul fronte Cosentino, anche l'invaso dell'argine destro del Crati, il principale fiume calabrese.

"Le scarse precipitazioni invernali - sottolinea Salimbeni - hanno impoverito le risorse idriche normalmente trattenute dal terreno che fa da serbatoio naturale. Sono più poveri anche i pozzi. Non sono pochi gli imprenditori che hanno iniziato a mettere mano ai propri pozzi per scavarli più in profondità. Se oggi venisse dichiarato lo stato di calamità le misure previste non permetterebbero di ripagare i produttori delle perdite subite, ma solo di avere agevolazioni come ad esempio lo slittamento del pagamento dei contributi. Qui servono, invece, importanti opere strutturali sul fronte idro-geologico che portino all'ammodernamento dell'intero sistema irriguo".

Le opere irrigue tradizionali si basano su sistemi di irrigazione a scorrimento o per aspersione. Tecniche che hanno dimostrato un'efficienza del 50% circa, mentre quelli più moderni, cosiddetti a micro-portata, che fino ad ora vengono utilizzati solo su iniziativa privata, hanno dimostrato di essere efficaci contro gli sprechi dal 95 al 100%.

Fonte: Ufficio stampa Consorzio delle Clementine Igp di Calabria