Dop e Igp: è cosa per over 50?

Il profilo del consumatore-tipo secondo Gs1 Italy e Nielsen

Dop e Igp: è cosa per over 50?
In Italia l'ortofrutta è la categoria del food più numerosa del sistema dei prodotti a denominazione tutelata Dop e Igp, rappresentando attualmente quasi il 40% delle certificazioni del settore.

Con il passare degli anni, sempre più consorzi tra produttori e territori stanno scegliendo di seguire la strategia del riconoscimento comunitario ed è quindi fondamentale comprendere se ci sono segmenti di consumatori che ne predilogono l'acquisto. A questo proposito viene in auto l'osservatorio Immagino curato da Gs1 Italy e Nielsen che, in base ai dati di vendita 2015 e 2016 (supermercati e iper), hanno definito il profilo del consumatore-tipo sia per le Dop che per le Igp.

Lo studio ha evidenziato innanzitutto che gli acquisti delle denominazioni sono stati più elevati nell'area 1 di Nielsen, ossia la zona del Nord-ovest che comprende il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e la Valle d'Aosta. In queste regioni, infatti, si è registrata una incidenza di almeno il 4% superiore rispetto al peso complessivo di quest'area geografica sul totale dell'Osservatorio.




Tanto per le Dop quanto per le Igp, i risultati hanno messo poi in risalto come l'affinità degli italiani a questi marchi cresca proporzionalmente all'avanzare dell'età e del reddito. Gli alimenti Dop, infatti, sono stati comprati soprattutto dai responsabili acquisti over 50 e da coloro che hanno un reddito sopra la media o alto; quelli Igp, invece, sono stati messi nel carrello prevalentemente da responsabili acquisto oltre i 65 anni e da chi rientra in fasce di reddito alto.

In altri termini, la ricerca ha rilevato una marcata differenza tra la spesa degli "older", che si dimostrano così veri conoscitori della tradizione, e il cluster dei consumatori più giovani (sotto i 34 anni).

Nonostante l'ampio utilizzo delle Dop e Igp, il settore italiano dell'ortofrutta vale soltanto il 7% del fatturato totale al consumo del sistema delle denominazioni alimentari (Fonte: Rapporto Ismea-Qualivita 2016). Sarebbe quindi appropriato, per il futuro, comprendere se tali tendenze generali suggerite da Gs1 e Nielsen possano essere confermate per il nostro comparto.

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