Se queste son pesche italiane

Complice il pressing spagnolo, il nostro Paese rischia di diventare il «discount» d'Europa

Se queste son pesche italiane
Dopo un primo avvio relativamente soddisfacente – soprattutto per le varietà precocissime del Sud Italia - nelle ultime settimane la situazione commerciale di pesche e nettarine sta degenerando.

Passeggiando tra gli scaffali di alcuni supermercati la situazione è evidente. Il prodotto italiano, molte volte recuperato da fornitori locali o con standard qualitativi scadenti, è utilizzato per le promozioni a volantino e posizionato al centro dei corridoi, in bella mostra per attirare l’attenzione.

La stessa sorte non spetta alle drupacee spagnole: sui banchi delle principali insegne si trovano frutti di elevata qualità (e pezzatura).
Così, le aziende italiane specializzate - se non riescono a entrare nei mercati all’ingrosso nazionale - cercano alternative nei discount (tedeschi perlopiù), recuperando contratti a prezzi sottocosto, fino a 0,50 euro il chilo per un cestino confezionato.



I volantini offerta continuano a “prosperare”, sacrificando - spesso - l’aspetto qualitativo. Con conseguenze deleterie nei confronti dei consumatori. Per i prodotti italiani (la cui filiera è la più costosa d'Europa, con costi fino a cinque volte quelli spagnoli) si può parlare di un vero e proprio danno d’immagine.

Intanto, l'opinione degli imprenditori agricoli è unanime: se non riesce a garantire l’equo reddito alle aziende e ai loro lavoratori, l’ortofrutta italiana rischia davvero di diventare il “discount” d’Europa.

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