Prezzi irrisori per le ciliegie veronesi della Valpolicella

Prezzi irrisori per le ciliegie veronesi della Valpolicella
Nel Veronese, a San Pietro in Cariano, la ciliegia mora non piace. O meglio: la mora della Valpolicella è bella, dolce e polposa quanto le more più celebrate, come quella di Cazzano o la moretta di Vignola, ma non incontra i favori di chi la distribuisce sul mercato. Eppure la ciliegia locale si trova al dettaglio a cifre superiori i cinque euro al chilo, ma i produttori valpolicellesi al posteggio devono accontentarsi di un euro, se va bene.

Al mercato cerasicolo di San Pietro in Cariano si sta vivendo una stagione da dimenticare. A frutta buona e perfetta, non corrispondono i prezzi. "Di fronte a ciliegie peggiori - dicono a L'Arena Ida Lonardi e il marito Sante Lavarini, produttori locali - si arrivava a tre euro e cinquanta al chilo; oggi invece, seppure le ciliegie siano belle, croccanti e dolci, la media si aggira intorno all'euro".

"Se proprio hai ciliegie come albicocche, arrivi a due euro - assicura Lonardi - Con un chilo di more, praticamente si prende appena un caffè al bar". Se si confermasse questo trend, a qualche produttore converrebbe lasciare i frutti sulla pianta. "Eppure le nostre ciliegie da qualche parte vanno, se al posteggio non ce le hanno mai restituite", aggiungono i due cerasicoltori. "Dicono che non vanno bene, che sono troppo piccole, ma alla fine le caricano".

A quanto pare ai Lavarini, i commercianti tirano troppo al ribasso: "A noi le pagano un euro al chilo, ma al dettaglio le troviamo anche a sette", sottolineano. Ida aggiunge: "Sono stata in vari supermercati del veronese ad acquistare cestini di ciliegie. Quello che più mi ha fatto arrabbiare è stato constatare quali vengono vendute con il marchio di prima categoria. A casa mia quelle di prima sono le più belle, non quelle di scarto. È così che si valorizza la ciliegia italiana?". 

Il presidente del mercato delle ciliegie di San Pietro in Cariano, Piero Bertagnoli, commenta: "Di questo passo le cooperative dei cerasicoltori sono destinate e morire tutte. Le ciliegie oggi arrivano dall'Albania e dall'Ungheria e a pochi centesimi al chilo. Una volta sbarcate sul nostro territorio nazionale, diventano automaticamente italiane. A questo punto, si dovrebbe vietare ai grossisti di acquistare all'estero mentre qui siamo in piena produzione".

Lonardi chiama in ballo proprio le cooperative. "I mercati cerasicoli devono essere più uniti e fare corpo comune nella battaglia per i prezzi al commercio. Non si può fare morire la nostra cerasicoltura. Morta quella, qui cresceranno solo sterpaglie. È inutile che ci dicano di riconvertire le colture: prima che un nuovo impianto vada in piena produzione ci vogliono almeno 10 anni". L'ultimo sfogo amaro è di Lavarini: "La cerasicoltura è alla canna del gas. Drosophila suzukii, pioggia, grandine: un rimedio si trova. Ma contro i prezzi che ci impongono non abbiamo vie di scampo".

Fonte: L'Arena