Consumi: chi c’azzecca?

Sarebbero decollati malgrado il crollo delle produzioni orticole invernali. Come mai?

Consumi: chi c’azzecca?
Parafrasando Antonio Di Pietro viene proprio da chiedersi quale sia l'affidabilità dei numeri che circolano sull'andamento dei consumi di ortofrutta su scala nazionale. Dopo un buon 2016, anche i dati del primo bimestre 2017 pubblicati da Gfk evidenziano, infatti, una crescita degli acquisti di ortofrutta da parte delle famiglie italiane del 7% a valore e del 4,4% a quantità. Questi ultimi trainati da una progressione rispettivamente del 3,8% e del 5,2% per le due sottocategorie frutta e verdura, con la miglior performance per la verdura malgrado, proprio in quel periodo, le orticole abbiano conosciuto - non solo a livello nazionale, ma addirittura su scala europea - una delle congiunture negative più gravi a memoria d'uomo per quanto riguarda la produzione. Scaffali dei supermercati vuoti in apertura dei telegiornali, proclami sdegnati sull'andamento dei prezzi da parte delle associazioni dei consumatori, richiesta dello stato di calamità dei sindacati e dei governatori regionali per gli ingenti danni subiti dalla maggior parte delle colture orticole tipiche del periodo, sono gli eventi di cronaca che possiamo ricordare pensando a inizio anno.

Sempre dai dati dei consumi domestici emerge che le mele, solo per fare un esempio, con la terza produzione europea di sempre stoccata nei frigoriferi in attesa di vendita, tra gennaio e febbraio avrebbero avuto incrementi dei consumi a quantità inferiori alla metà di quelli realizzati dalle insalate, queste ultime oggetto addirittura di una spy story su presunti fenomeni di "aggiotaggio" a inizio inverno. La situazione pare surreale, per non dire altro, ma - a nostro avviso - ancora più surreale è che il settore abbia accettato senza spirito critico quanto ci era riferito dalla ricerca, da una parte, e dagli organi d'opinione, dall'altra.

E pensare che l'andamento degli acquisti di ortofrutta degli italiani è un indicatore importante della rispondenza delle strategie di produttori e distributori nei confronti del mercato. Se tutto funziona bene, significa che le strategie sono adeguate e questo è ancor più vero quando si opera in un contesto di crisi come quello attuale, che ancora condiziona pesantemente la propensione a spendere.

Tutto bene, dunque, anzi benissimo, visto il contesto; per cui non sottilizziamo troppo, anche se sembrano stravolte le regole base del rapporto domanda/offerta, e incassiamo questa ventata di positività sui consumi d'ortofrutta. D'altra parte, lo sanno tutti che l'ortofrutta è "diversa", anche se guardando un po' più in profondità così diversa, poi, non sembra.

Infatti, se analizziamo i dati dell'Osservatorio Ismea-Nielsen elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter sugli acquisti dei prodotti ortofrutticoli a peso imposto, ovvero caratterizzati da un codice a barre univoco su tutta la distribuzione moderna italiana, nel primo bimestre 2017 si registra una perdita dell'1,5% a quantità, con la frutta che guadagna il 2,5% mentre le orticole perdono il 4,7%. Nulla di drammatico, vista l'esigua disponibilità di prodotto nel periodo, ma ben diverso da quanto emerge dal quadro generale sui consumi. L'unica stranezza, semmai, è che sia servita una crisi produttiva di proporzioni europee per arrestare uno sviluppo della verdura confezionata a peso imposto che è stato senza sosta negli ultimi anni e proprio a scapito di quella sfusa a peso variabile.

Ma come è possibile che prodotti con tendenza positiva perdano terreno rispetto a quelli che stanno sostituendo, quando vi è carenza della materia prima con cui sono entrambi realizzati? Non dovrebbe succedere il contrario? Non si dovrebbe ampliare il divario anziché invertirsi il segno? Perché porsi dubbi e fare domande alle quali fatichiamo a rispondere? Per questo abbiamo a lungo pensato di lasciar perdere adagiandoci su ciò che rassicura, ma poi ha prevalso la voglia di far progredire davvero il comparto su basi solide e analisi affidabili di ciò che il consumatore vuole veramente e può, perciò, premiare.

Restano ancora diversi nodi da sciogliere ma oggi - grazie a un sistema di analisi integrato che parte dai consumi domestici e dalle vendite dei canali moderni (che realizziamo in collaborazione con Ismea-Nielsen), per arrivare prima alla percezione e al vissuto dell'ortofrutta da parte dei consumatori (grazie al nostro campione di responsabili acquisti indagato con Toluna) e poi ad analisi puntuali sui singoli prodotti come quello che stiamo portando avanti con BeMyEye - pensiamo di poter interpretare con maggior precisione l'andamento del mercato aiutando il settore a crescere. Ecco allora che a Firenze, il 21 giugno, in occasione dell'evento Think Fresh, vi diremo come è andata davvero (clicca qui per approfondimenti).

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