Coalizione italo-spagnola per la difesa degli agrumi

Coalizione italo-spagnola per la difesa degli agrumi
Una delegazione di organizzazioni agricole e cooperative di Italia e Spagna ha incontrato a Bruxelles nei giorni scorsi i vertici della Dg Sante Commissione Europea per chiedere misure più efficaci per proteggere il settore agrumicolo.

Le organizzazioni agricole e cooperative riunite in Agrinsieme - che partecipano al gruppo di contatto agrumi, costituito lo scorso anno, in seno al comitato misto italo-ispano-francese - hanno manifestato assieme ai colleghi spagnoli le proprie preoccupazioni per i provvedimenti presentati  dalla Commissione negli ultimi mesi che espongono a maggior rischio fitosanitario le produzioni agrumicole europee. Inoltre sono state illustrate  le richieste contenute nel "Dossier fitosanitario agrumi" inviato di recente dai tre Paesi al commissario per la Salute Andriukaitis.

L'Italia è il secondo produttore agrumicolo europeo, dietro la Spagna, con un valore della produzione complessiva superiore a 1 miliardo di euro e più di 130mila ha dedicati: un settore strategico dal punto di vista economico e sociale, ma particolarmente minacciato dal rischio di introduzione di organismi dannosi non presenti nel territorio europeo che rischiano di compromettere la sanità vegetale e le produzioni, con particolare riferimento a due temutissime avversità come la "macchia nera degli agrumi" (Cbs, Citrus black spot) e il "greening" che potrebbero compromettere la sopravvivenza stessa delle nostre coltivazioni.

In tal senso, la Commissione ha presentato il 26 gennaio scorso un progetto preliminare del tutto carente che modifica la direttiva 2000/29/CE ("salute delle piante") anche se in questo progetto sono presenti nuove condizioni per l'importazione di agrumi verso l'Unione europea. Pertanto, la preoccupazione principale è il grave ed inaccettabile rischio di introduzione di materiale vegetale infetto da Paesi terzi.

Il settore produttivo europeo ha contestato fortemente la Decisione 715/2016 con cui sono state stabilite regole differenziate a seconda che il prodotto sia destinato al fresco o alla trasformazione industriale, prevedendo per questa seconda destinazione controlli più blandi.  Il rischio di introduzione del citrus black spot rimane alto. Le Organizzazioni hanno sostenuto l'introduzione del limite di intercettazioni sul prodotto importato e l'inserimento dell'Argentina nella lista dei paesi soggetti alle disposizioni della direttiva (che riguarda attualmente Sud Africa, Brasile, Uruguay) e il settore produttivo europeo ha espresso ancora una volta forte contrarietà alla modifica degli allegati alla direttiva 2000/29, non coerente con l'approccio di rafforzamento della sicurezza fitosanitaria contenuto anche nel nuovo regolamento sulla sanità delle piante e contraria al principio di precauzione. Posizione sostenuta anche dal Parlamento europeo che si è recentemente espresso non condividendo la proposta della Commissione.

Il cold treatment è l'unico metodo sicuro per garantire l'assenza del pericoloso parassita Falsa Cydia (Thaumatotybia Leucotreta) negli agrumi importati dai Paesi terzi, richiesto anche quando il prodotto europeo deve essere esportato verso paesi extra Ue. Non è accettabile che in questi casi la Commissione UE si limiti a prevedere genericamente "un trattamento efficace" perché  in tal caso si tratterebbe, per l'ennesima volta,  di una grave mancanza di reciprocità tra Ue e Paesi Terzi : il trattamento a freddo ( cold treatment ) applicato alle esportazioni di agrumi è una  "misura di controllo fitosanitario" se imposto alla produzione Ue, ma diventa "barriera commerciale" se l'Ue lo prevede per le produzioni importate da Paesi Terzi? È invece prioritario il rafforzamento dei controlli ai punti di ingresso comunitari e nazionali e l'armonizzazione reale dei controlli fitosanitari all'importazione tra i diversi Stati membri, per prevenire l'ingresso di organismi dannosi.

Il progetto della Commissione potrebbe essere definitivamente adottato nel mese di aprile, cosa che per le organizzazioni agricole e cooperative riunite in Agrinsieme sarebbe inaccettabile perché significherebbe ignorare completamente le preoccupazioni degli agrumicoltori, anteponendo gli interessi commerciali degli importatori alle esigenze di tutela e prevenzione dei rischi fitosanitari e ciò nonostante l'accordo politico firmato nel 2015 dal Consiglio e dal Parlamento europeo a favore del rafforzamento della protezione delle salute delle piante in Europa e la risoluzione adottata lo scorso dicembre del Parlamento Europeo.

Fonte: Confcooperative