Frutta dell'Etna, le varietà antiche sono a rischio

Avocado e mango potrebbero presto soppiantare i prodotti tradizionali

Frutta dell'Etna, le varietà antiche sono a rischio
In Sicilia la frutta dell'Etna, con le sue varietà tradizionali, è a rischio. E presto avocado e mango potrebbero prendere il posto delle mele gelato, delle ciliegie Raffiuna o delle pere Angelico. E' questo lo scenario tracciato da Alberto Continella, ricercatore di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree al Dipartimento di agricoltura dell’Università di Catania in una recente intervista al quotidiano La Sicilia.

“In realtà l'avocado esiste sull'Etna dagli anni Cinquanta – afferma il professore - e questo perché grazie alla differenza altimetrica che c’è sull’Etna abbiamo la possibilità di trovare dalle piante subtropicali come l’avocado fino alle piante tipiche continentali che sono il melo e il pero, passando per gli agrumi e altre colture di minore impatto come la frutta secca, le nocciole, il pistacchio, le noci, le ciliegie”.

Ma ora la biodiversità di questa zona vocata alla frutticoltura sarebbe davvero a rischio. Da una ricerca che affonda le radici negli studi botanici del XVII secolo emerge come si siano perse tantissime varietà. Continella auspica la creazione di un consorzio di tutela per la mela dell'Etna, un po' come è avvenuto per la ciliegia, in modo da poter entrare sul mercato ed evitare un'eccessiva frammentazione dei produttori.

Tra le tante varietà considerate dal docente ci sono delle vere e proprie rarità, come la Cirasa bianca, una ciliegia che colpisce proprio per il suo insolito colore. “La verità è che nessuno ha mai fatto un impianto, un frutteto di Cirasa bianca, eppure la curiosità, potrebbero rappresentare delle potenzialità in più per queste coltivazioni”, suggerisce Continella nella sua intervista a La Sicilia. “Voglio dire che dove non si riesce a sfondare per volumi di mercato si potrebbe trasformare la stranezza in un fattore attrattivo molto forte, ma spesso non c’è la capacità di reinventare la comunicazione del prodotto. Rispondere all’esigenza di noi tutti di voler conoscere altro e scoprire che fa parte della nostra tradizione sarebbe la soluzione. Va bene il frutto esotico, ma riuscire a reinterpretare una pera spinella in una nuova ricetta, vale il doppio sul piano culturale perché la tradizione reinterpretata diventa un motivo di interesse in più da parte del consumatore”.

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