Odorizzi: «Ecco la certificazione che fa per me»

La nuova norma Uni En Iso 9001 aiuta i buyer nella valutazione oggettiva delle aziende

Odorizzi: «Ecco la certificazione che fa per me»
L’azienda Odorizzi di Bussolengo (Verona), che da tre generazioni si occupa di produzioni agricole per la filiera agroindustriale, per il controllo delle proprie attività si è recentemente sottoposta a un rivoluzionario standard derivato dalla nuova norma Uni En Iso 9001:2015, il cosiddetto High level structure.

La nuova “struttura di alto livello”, che mette al centro della propria politica tutti i processi gestiti secondo lo schema “plan-do-check-act” (Pdca), uniforma le sequenze della Iso 9001 alle future versioni degli altri standard (ambiente, sicurezza alimentare, sistemi etici).

Il nuovo approccio per processi, basato sui rischi (definiti dalla nuova norma come l’effetto dell’incertezza su un risultato atteso, ndr), prevede il controllo totale del contesto, inteso come sistema: ogni elemento che interagisce con l’azienda va monitorato e gestito secondo lo schema Pdca. In effetti, il rischio è sempre stato implicito in un sistema di gestione della qualità, il cui scopo è proprio prevenire l’insoddisfazione dei clienti, il non raggiungimento della conformità dei prodotti offerti, la mancata realizzazione degli obiettivi pianificati.



“Con la nuova versione – spiega a Italiafruit News Leonardo Odorizzi –  il rischio è reso esplicito e considerato sia per gli eventi negativi, che generano perdite, sia per quelli positivi che generano benefici economici. Finora la filiera è stata regolata da un insieme di dichiarazioni a cascata, che ogni attore sottoscriveva a chi lo seguiva nella catena, fino alla Grande distribuzione organizzata. Da oggi, invece, nuovi elementi variabili devono essere oggetto delle politiche aziendali per garantire la salubrità e legalità del prodotto venduto”.

Nuove variabili che fino a qualche anno fa non rappresentavano rischi per la filiera. “Pensiamo – continua Odorizzi - al rischio geopolitico del Paese di provenienza dei frutti, piuttosto che al rischio climatico-ambientale o di attentati, che possono provocare il blocco delle merci o addirittura l’azzeramento delle forniture. Fenomeni come gli eventi atmosferici, grandine in primis, l’inquinamento delle acque o, semplicemente, gli scioperi lungo la filiera potrebbero comportare l’assenza di prodotto, costringendoci a non coprire gli impegni di fornitura sottoscritti”.

“Insomma – osserva l’imprenditore veneto - nuovi elementi, ma anche vecchi, che fino a oggi i nostri buyer non tenevano in considerazione nella scelta dei loro fornitori. Recentemente abbiamo visto molti esempi, dalla nuova legge sul Caporalato che può fare scattare il blocco totale dell’azienda agricola, all’ultimo intervento legislativo che ha azzerato l’impiego dei voucher dal venerdì al sabato lasciando migliaia di lavoratori fermi e posti di lavoro scoperti. Quanti autisti assunti con voucher quella mattina non hanno potuto completare il trasporto?”.

“D’ora in poi, la visione di filiera esplicita il concetto di eticità, stimolando i nostri clienti a rivedere la valutazione dei fornitori tenendo conto finalmente di aspetti oggettivi, reali. E così facendo – conclude Odorizzi - anche la definizione del prezzo dei prodotti dovrà essere frutto di una valutazione ben più ampia, andando oltre la mail del certificato GlobalGap, Bio o Ifs rilasciato chissà in quale parte del mondo e utilizzato decine di volte da operatori che, forse, nemmeno conoscono l’azienda agricola in questione”.

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