Cia, le proposte per una politica agricola post 2020

Cia, le proposte per una politica agricola post 2020
Il 45% della superficie europea è agricola, sono attive 14 milioni di aziende che impegnano 30 milioni di persone. Questi numeri sono il cardine da cui si è mosso il confronto che ha animato l'ultima giornata dell'ottava Conferenza economica che la Cia-Agricoltori italiani ha promosso a Bologna. Affrontati i temi della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, della scarsità di risorse come acqua, terra coltivabile ed energia, che condizionano il nostro presente e sono destinati a influenzare il futuro. L'Europa del domani deve costruire un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile e competitiva. Dal punto di vista agricolo, ciò vuol dire produrre di più e meglio, inquinando meno. Una strada piena di ostacoli, ma anche l'unica percorribile da qui ai prossimi anni.

Un'agricoltura, comunque dalle enormi potenzialità. Solo dal punto di vista della qualità, già adesso le produzioni agroalimentari tutelate da marchi comunitari sono ben 3.282 tra cibi, vini e distillati. Una ragione in più per cui, secondo la Cia, è necessario indirizzare diversamente le risorse della Pac. L'ultimo budget destinato all'Italia si aggira intorno ai 51 miliardi di euro e i fondi pesano per il 39% sul bilancio dell'Ue.

La Politica agricola comune post 2020 - è emerso dalle proposte della Cia - deve quindi favorire una crescita inclusiva che possa ridare fiducia ai cittadini europei. Ciò vuol dire investire nei territori, rafforzare la partecipazione dei cittadini mediante livelli di occupazione elevati e di qualità, combattere la povertà e sostenere lo sviluppo socio-economico delle aree rurali. Anche in questo ambito, l'agricoltura europea è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista, fornendo un importante contributo in termini di Pil e di posti di lavoro diretti e indiretti, grazie all'effetto moltiplicatore derivante dal suo indotto. Il fatturato complessivo del settore primario comunitario vale più di 340 miliardi di euro. Gli agricoltori devono poter continuare a svolgere la preziosa funzione di gestione delle terre (land management) e per questa attività occorre gli vengano dedicate misure incentivanti "ad hoc".

Un obiettivo fondamentale - secondo la Cia - soprattutto per le aree geografiche più marginali dove l'agricoltura, attraverso i servizi ambientali e il sostegno economico, rappresenta spesso l'unico freno allo spopolamento.

"La diffusa ruralità sul territorio europeo ingloba al suo interno le vicende dei popoli, dei costumi e della loro storia - ha detto il vicepresidente nazionale della Cia Antonio Dosi - ed è qui che le produzioni agricole rappresentano ben più che una semplice risorsa agroalimentare. Un'attenzione speciale deve essere rivolta ai territori del Centro Italia che, in seguito agli eventi sismici, si sono spopolati e sono a rischio abbandono. Stesso approccio per i territori che in Europa hanno subito analoghe calamità. Nel processo di ricostruzione si deve ripartire dall'agricoltura in maniera innovativa, superando la sua dimensione multifunzionale verso una dimensione multi-ideale".

Fonte: Ufficio stampa Cia