«Penalizzato dalle aste della Gdo»

Su La7 la denuncia di Francesco Franzese, Ad Icab-La Fiammante

«Penalizzato dalle aste della Gdo»
"Io, produttore di pomodoro trasformato, penalizzato dalle aste". La denuncia di Francesco Franzese, amministratore delegato di Icab (Industrie conserve alimentari Buccino)-La Fiammante, sulle aste online a doppio ribasso che sono praticate da alcuni retailer del Nord Europa, è arrivata anche in televisione su La7, dopo l'inchiesta sulla Gdo pubblicata da Internazionale, a firma dei giornalisti Stefano Liberti, autore del libro "I signori del cibo" e Fabio Ciconte, direttore dell'associazione ambientalista Terra! Onlus e portavoce della campagna #FilieraSporca contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura.

A dare spazio al tema il programma quotidiano Tagadà di Tiziana Panella, in onda nel primo pomeriggio sulla rete di Urbano Cairo. Presenti in studio, oltre alla conduttrice, lo stesso Stefano Liberti e Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti.

Nel servizio, della durata di circa due minuti e trenta, Franzese dichiara che le aste a doppio ribasso sono quasi sempre aggiudicate al di sotto del costo di produzione: "La Gdo europea - dice - raccoglie i prezzi di tutte le aziende; quella che offre di meno diventa la base d'asta". Seduto davanti al proprio computer, l'imprenditore fa vedere il caso di un'asta per una latta di polpa da 400 grammi conclusa a 20 centesimi di euro, a fronte di un costo industriale pari a 22 centesimi. "In questi casi - evidenzia - l'industria trasformatrice è costretta a ribaltare il mancato margine alla parte agricola". Con la conseguenza che "all'agricoltore viene quasi imposto di conferire il prodotto a un prezzo più basso".

La video-intervista prosegue con l'imprenditore che paragona le aste a doppio ribasso al gioco d'azzardo. "Quando ti trovi di fronte al pc e vedi svanire commesse per 20 milioni di euro, vieni preso sia dall'adrenalina che dalla paura e tendi sempre ad abbassare i prezzi affinché l'asta venga aggiudicata alla tua azienda". Così, però, si "mette a dura prova anche la qualità dei prodotti". Basta pensare, conclude Franzese, "che in alcune aste le aziende sono autorizzate a utilizzare lo zucchero nella polpa del pomodoro; in Italia, questa, è una frode alimentare".

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