Donne in agricoltura, l’8 marzo non fa primavera

La loro presenza nel settore è ormai diffusa. Ma a parlarne sono sempre uomini più «graduati»

Donne in agricoltura, l’8 marzo non fa primavera
Non ho nulla contro gli agriturismi. E nemmeno contro le fattorie didattiche o i percorsi enogastronomici, ci mancherebbe. Nutro però una certa "allergia" nei confronti di queste attività quando sono chiamate a simboleggiare l’intraprendenza e il successo femminile nel nostro settore.
Lo trovo limitante. Perché il mondo femminile interpreta (spesso in chiave innovativa) tutte le opportunità a disposizione: dagli agriturismi, appunto, alle attività di educazione alimentare con le scuole, dalle fattorie sociali agli orti didattici, fino alla presenza sempre più frequente nei quadri dirigenziali delle aziende agricole, nei mercati all’ingrosso e nel retail. Un’incidenza crescente nell’imprenditoria agroalimentare che non è una novità, ma un fenomeno consolidato.

Secondo i dati dell’Aic, Associazione italiana coltivatori, Campania e Sicilia in particolare sono le due regioni che presentano il maggior numero di aziende agricole gestite da donne: più del 40% contro una media nazionale del 34-35%. Certo, sarebbe interessante verificare se il potere decisionale nelle aziende gestite dalle donne sia effettivamente nelle mani delle signore, ma per ora lasciamo la domanda in sospeso.
Non è solo questo, però. Secondo un’indagine di Coldiretti regionale su dati Istat, ad esempio, il 41,3% degli oltre 1.200 agriturismi dell’Emilia Romagna è condotto da donne. Un dato emerso qualche giorno fa a Bologna all’incontro dei dirigenti regionali di Terranostra (l’associazione agrituristica di Coldiretti) con il nuovo presidente nazionale, Diego Scaramuzza, e il segretario Toni De Amicis. Che, guarda caso, sono uomini.
Sì, insomma, a dire quanto sono brave le donne sono soprattutto i colleghi maschi e, quasi sempre, da un gradino più alto. Il che è un aspetto generalizzato e non esclusivo del nostro settore ma “disturba” che ci sia ancora chi si stupisce (certi uffici stampa ne danno diffusione come fosse una “notizia vera”) se una donna guida un trattore, un camion o un’intera azienda. E via agli applausi, come al circo.

Le imprenditrici dell’ortofrutta, peraltro, sono le prime a non darsi importanza: l’aspetto positivo è che perdono poco tempo in chiacchiere e lasciano parlare i fatti. Positivo, ma poco efficace da un punto di vista comunicativo e di lobby; abbiamo già detto come le donne dell’olio e le donne del vino siano sempre più influenti e riconosciute anche a livello internazionale. Le signore dell’ortofrutta forse hanno altro a cui pensare, ma nomi come Loredana Alberti, Nuccia Alboni, Marina e Paola Ancona, Valentina Borghi, Cinzia e Raffaella Busana, Raffaella Cagna, Raffaella Di Donna, Teresa Diomede, Cristiana Furiani, Federica Girotto, Maria Carola Gullino, Chiara Lo Bianco, Patrizia Manghi, Anna Maria Minguzzi, Anita e Maria Grazia Minisci, Francesca Nadalini, Raffaella Orsero, Mariapia Paolillo, Paola Pappalardo con la figlia Marianna Palella, Serena Pittella, Silvia Salvi, Annarita Secondulfo, Monica Solarino, Daniela Spreafico, Carmela Suriano, Marina Tamai, Simona Valenzano, Elisa Zani avrebbero certamente qualcosa da dire. Senza dimenticare chi imprenditrice non è, ma si occupa da vicino di frutta e verdura, come Federica Argentati, Monica Artosi, Elisa Macchi, Alessandra Ravaioli, Simona Rubbi e Marica Soattin.

Le iniziative di oggi
Tante le iniziative in programma per oggi: "La terra è rosa, storie di donne e agricoltura" è il titolo dell’evento che le associazioni della Cia (Anp, Agia e Donne in Campo) hanno promosso a Bologna, mentre questa mattina alla sala conferenze del Parlamento Europeo, l’incontro organizzato da Donne Impresa Coldiretti Lombardia indaga come le donne vivano nella “società liquida” del cibo. Un momento storico dove tutto passa in fretta e dove le mode alimentari, nel bene e nel male, dai superfood all’olio di palma, si creano e si dissolvono nell’arco di un mattino.
Intanto, in una lettera inviata a tutte le donne della Flai Cgil, la segretaria generale Ivana Galli dedica la giornata dell’8 marzo a Paola Clemente, la bracciante pugliese morta a luglio di due anni fa nei campi. “Per noi – si legge nella lettera – Paola quest’anno è l’8 marzo, non solo nel ricordo di una perdita, ma nella voglia di riscatto per aiutarci a dire e a creare, tutte e tutti insieme, le condizioni affinché mai più ci siano lavoratrici sfruttate”. E lavoratori, ci auguriamo.

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