Melinda, un futuro più bio

Presentato il piano quinquennale: da 80 a 300 ettari per arrivare a 14mila tonnellate

Melinda, un futuro più bio
Più biologico per Melinda. Che nel giro di cinque anni conta di passare da 80 a 300 ettari coltivati puntando su varietà "ad hoc". Un impegno robusto, sul fronte della sostenibilità, presentato mercoledì, nella sede della Cocea di Segno di Predaia (Trento) dove, durante l’"Assemblea dei 300” - incontro che riunisce periodicamente tutti i consiglieri delle 16 Cooperative associate - è stato illustrato il Piano di intervento riguardante le colture biologiche dei produttori del Consorzio.  Con il direttore generale Paolo Gerevini sono intervenuti anche, per Melinda, Michele Odorizzi, presidente, Massimiliano Gremes, responsabile qualità e Federico Barbi, direttore commerciale, mentre Alessandro Dalpiaz, direttore Apot, ha illustrato i risultati raggiunti nel corso degli ultimi anni in termini di sostenibilità dalla frutticoltura trentina.

Gerevini ha presentato nel dettaglio il "Piano Bio" introducendo le motivazioni per le quali Melinda crede necessario ampliare oggi la propria offerta nel biologico: prima di tutto renderà ancora più solido il percorso intrapreso da anni in direzione di una sempre maggiore sostenibilità delle coltivazioni. L’iniziativa, poi, giova alla reputazione del marchio, ha aggiunto il Dg, e rappresenta una possibilità per i soci di differenziare le coltivazioni. Non ultimo, la scelta di conversione al biologico si traduce in un’opportunità commerciale consentendo al Consorzio di garantire forniture costanti ai clienti.

Oggi la produzione di Melinda Bio è di circa 2.500 tonnellate, su circa 80 ettari coltivati. Il piano prevede in cinque anni di raggiungere una superficie coltivata di 300 ettari (+370%) per una produzione di mele stimata in 14mila tonnellate; una produzione, è stato detto, che consentirà a Melinda di essere presente in maniera costante sul mercato lavorando in massima sicurezza. Sarà implementata, tra l'altro, una sala di confezionamento dedicata.


Il progetto di Melinda prevede la produzione di varietà adatte alla coltura biologica e richieste dal consumatore “bio” che possibilmente abbiano caratteristiche di resistenza e quindi adatte ad una “facile” gestione agronomica. Sarà attivato un sostegno alla diffusione di Distretti, Isole Bio o comunque superfici sufficientemente grandi che garantiscano sicurezza alle produzioni biologiche.

Melinda, ha proseguito Gerevini, predisporrà un adeguato servizio di assistenza tecnica alle nuove superfici, con aumento delle unità lavoro dedicate, personale specializzato e una formazione specifica ai produttori soci. Saranno inoltre coinvolti capillarmente tutti i possibili interessati al progetto, compresi gli amministratori locali. La fattibilità del piano sarà garantita da un’adeguata copertura economica a sostegno dei soci intenzionati ad aderirvi.

Durante l’incontro di mercoledì si è parlato anche dell’opportunità offerta in ambito bio dalle varietà resistenti, come Galant e Isaaq – di cui il Consorzio si è garantito le piante per il futuro - che necessitano di minori trattamenti essendo naturalmente resistenti a determinate patologie come la ticchiolatura.  In quest’ottica, nella conversione al biologico, è previsto l’inserimento delle piante resistenti nelle cosiddette aree sensibili come edifici pubblici, parchi o abitazioni.  

Positivo il commento sul progetto bio da parte del presidente Odorizzi: ”Melinda, da sempre impegnata in una coltivazione attenta al rispetto ambientale e ai rapporti fra popolazione e sistema agricolo crede fortemente in uno sviluppo che sia sempre più sostenibile. Il Piano Bio e l’inserimento delle varietà resistenti nell’assetto varietale della valle sono esempi concreti di tale orientamento”.

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