Colombo (Monsanto): «Puntiamo sull'Italia»

Ma produzione e distribuzione devono pensare in grande (e in avanti)

Colombo (Monsanto): «Puntiamo sull'Italia»
L’incontro con Lucio Colombo, portfolio marketing manager di Monsanto Italia, è l’occasione per parlare di filiera, dei rapporti tra il mondo della produzione e quello della distribuzione, delle occasioni perdute e, soprattutto, delle opportunità di svolta. Con sguardo imparziale.

“Dal 2013 a oggi – dice Colombo – la crisi economica in Italia e in Europa ha decisamente condizionato il nostro settore. Il crollo dei consumi si identifica, anche, con un consumatore più consapevole e accorto, che acquista  in modo preciso, meditato. Minori volumi, certo, ma anche una maggiore frequenza d’acquisto e riduzione degli scarti. Oggi, dopo questo periodo difficile, bisogna concentrarsi su progressi e soluzioni. Abbiamo potuto verificare che il braccio di ferro tra produzione e distribuzione non ha giovato a nessuno. Dobbiamo ripensare ai rapporti e mettere i consumatori al centro”.

“Come ditta sementiera - osserva il manager della Monsanto – abbiamo un ruolo specifico in alcuni progetti che coinvolgono chi produce e chi distribuisce i nostri prodotti innovativi. Il problema più importante che ho verificato nel contesto nazionale è la frammentazione, sia dalla parte produttiva, che di quella distributiva. Un grande  ostacolo alla creazione di una relazione sana e proficua. I primi tre marchi della Gdo italiana coprono poco più del 30% delle quote di mercato, nel Regno Unito i primi tre fanno il 60%; in Germania ci sono, in pratica, quattro grandi aziende. E la frammentazione delle nostre aziende, ovviamente, è un limite sia sul mercato nazionale, che su quello estero”.

Eppure, per alcune colture ci sarebbero potenzialità infinite. “Prendiamo l’esempio del melone. L’Italia ha la possibilità di calendarizzare la produzione come nessun altro Paese, purtroppo però non sono molti i produttori sufficientemente grandi e capaci di integrare e coordinare la produzione in modo continuativo”. Un altro esempio riguarda il pomodoro, simbolo della nostra Penisola, ma ancora trascurato. “Anche in questo caso – valuta Colombo - mancano aziende capaci di aggregare realtà produttive e consolidare l’offerta in termini di qualità guardando la richiesta dei mercati esteri”.

Insomma, l’azienda sementiera considera l’Italia uno dei Paesi produttori più importanti, ma mancano imprenditori agricoli con i quali sviluppare progetti a medio termine, per sviluppare innovazione. E, soprattutto, sono poche le realtà, produttive e distributive, disponibili a fare investimenti. “In questi anni – riprende Colombo – i progetti migliori sono stati quelli nei quali si è lavorato contestualmente con le due parti per fornire soluzioni che mettessero d’accordo tutti. Quando si crea questo equilibrio, le cose funzionano”.

“E’ il caso del pomodoro ciliegino Juanita, una varietà premium già coltivata all’estero, che negli anni ha trovato il suo spazio sugli scaffali della Gdo italiana. Si potrebbe invece definire un’occasione mancata il broccolo Benefortè, commercializzato in Nord Europa per il suo elevato contenuto di glucorafanina che contrasta il colesterolo cattivo. Un superbroccolo che fa superbene e che, però, non ha trovato l’interesse della Gdo italiana e neppure degli orticoltori che vendono all’estero”.



“Il problema è che ci si concentra sull’immediato – aggiunge Colombo - non si guarda avanti. Tutti gli attori della filiera faticano a ragionare in termini di lungo periodo. Oltre alla programmazione poi, bisogna pensare al cliente che vogliamo servire, alle sue necessità. I clienti, infatti, non sono tutti uguali e hanno necessità differenti. Per programmare, invece, devi sapere chi vuoi servire e quali sono le sue necessità, una prerogativa che manca a entrambe le parti. E dire che non c’è molto da inventare, basterebbe seguire quanto fatto nei Paesi più all’avanguardia”.

Oltre la programmazione
“Oltre a favorire la programmazione e il dialogo tra produzione e distribuzione, vogliamo incoraggiare alleanze strategiche tra le due parti e avviare progetti pluriennali – spiega il manager - Per fare qualche esempio concreto, fuori dall’Italia il prodotto nuovo arriva sullo scaffale dopo specifici test pianificati dalla Gdo in determinati periodi e punti vendita rappresentativi. Con i prodotti ortofrutticoli non si va in aggiunta, ma in sostituzione. E si ragiona sui numeri, non si può improvvisare”.

“Lo sviluppo varietale richiede anni di prove – conclude Colombo - eppure, se si pensa alla frutta, non mancano esempi felici, un nome per tutti Pink Lady. Serve il coraggio di pensare in grande e in avanti. In Europa, considerando tutte le colture orticole, l’Italia è il paese più importante; ha una grande tradizione, grande calendarizzazione e varietà di climi, con una tradizione senza pari, ma fatichiamo ancora a fare investimenti con orizzonti temporali ampi”.

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