Al Referendum vince il No. E ora chi pensa all'agricoltura?

Con l'addio di Renzi le incognite sul settore che è stato al centro dell'agenda politica

Al Referendum vince il No. E ora chi pensa all'agricoltura?
L’Italia ha detto “No”. E torna l’incertezza. Dopo l’esito del referendum costituzionale, e le conseguenti dimissioni del premier Matteo Renzi, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella serata di ieri ha congelato gli esiti della votazione per dare garanzie di stabilità nel prosieguo di legislatura.

Da oggi, sulla base delle indicazioni di Mattarella, il presidente del Consiglio Renzi dovrà garantire il via libera alla Legge di Bilancio da varare in Senato entro la settimana. Dunque, una “fiducia tecnica”, una proroga di scopo.

Ma, dicevamo, con il voto di domenica torna l’incertezza un po’ in tutti i campi e, quindi, anche in agricoltura. Un settore che, nel bene e nel male, in questi mille giorni di Governo Renzi ha beneficiato di alcuni interventi, quali l’abolizione dell’Imu, il taglio dell’Irpef o, come ha ricordato domenica sera lo stesso premier, una legge contro i reati ambientali, una (discussa) contro il caporalato e una contro lo spreco alimentare. Risultati politici che hanno la loro valenza.

Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che si è molto adoperato per il Sì, potrebbe anche rimanere in questa fase di transizione. Ma, ovviamente, se il testimone passerà a un Governo di “larghe intese” si navigherà a vista. Con tutte le incognite tipiche, sia per i mercati, che per le imprese del settore.

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