Radicchio di Treviso, 20 anni e marchio collettivo in vista

Radicchio di Treviso, 20 anni e marchio collettivo in vista
Per festeggiare i venti anni dal riconoscimento della Indicazione geografica protetta, il Consorzio del Radicchio di Treviso Igp ha organizzato dal 2 al 4 dicembre una grande festa a Venezia, tra degustazioni e chef al lavoro. E, in una conferenza stampa, ha anche presentato la strategia per il futuro: a partire dal riconoscimento del marchio collettivo anche nei Paesi extra-UE e nei mercati emergenti per potenziare l’export e dall'investimento in ricerca per innalzare lo standard di qualità.

Tutto ha preso inizio con la Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Igp (aperta al pubblico con ingresso gratuito) nell’Istituto provinciale per l’Infanzia Santa Maria della Pietà della Serenissima. Un appuntamento dove il gusto dell'eccellenza tipica si sposava con la vocazione artistica di Venezia, anche grazie la degustazione di piatti della tradizione e curiosi abbinamenti proposti dagli chef veneti, cui si è aggiunta la possibilità di visite guidate gratuite al complesso museale. 

Venti anni di Igp: il bilancio
Era il 1996 quando il Radicchio Rosso di Treviso, primo prodotto orticolo in Europa, è stato riconosciuto come Indicazione geografica protetta. Nello stesso anno nasceva il suo Consorzio di Tutela, una organizzazione di produttori lungimiranti che oggi, all’aprirsi di una nuova stagione, ha voluto festeggiare il traguardo tracciando un bilancio e guardando alle future sfide.  
“Celebrare il Radicchio Rosso di Treviso Igp a Venezia – ha detto il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Manzan – rappresenta una straordinaria occasione per incontrare il grande pubblico straniero, ma anche i visitatori italiani, per affermare, oggi più che mai, l’unicità del nostro prodotto orticolo. Un ortaggio inimitabile, grazie all’Indicazione geografica protetta tutelata da vent’anni in tutta Europa, che sta incontrando sempre più il favore dei consumatori, più attenti nel riconoscere la qualità di ciò che mangiano”. 


 
Un marchio collettivo per l'internazionalizzazione
Il Consorzio di Tutela conta attualmente 89 soci e negli ultimi anni ha visto crescere in maniera esponenziale le superfici coltivate, praticamente raddoppiate dell’ultimo quinquennio. “L’apertura ai mercati globali e la conseguente incertezza del consumatore sull’origine di ciò che arriva in tavola, ha dato una grande spinta a un prodotto a qualità garantita come il Treviso. Tuttavia, la stessa competizione su mercati internazionali – ha aggiunto il presidente – ci impone di innalzare la nostra tutela, perché ciò che venti anni fa ci garantiva il marchio europeo Igp oggi non basta più”. Il Consorzio ha infatti imboccato la strada del deposito del marchio collettivo che garantisce a livello commerciale origine, natura e qualità del prodotto.

“La registrazione della denominazione Radicchio Rosso di Treviso come marchio collettivo rafforzerà la tutela in ambito comunitario e ci consentirà di difenderci sui mercati extra-Ue, di maggior interesse per il nostro export (dagli Stati Uniti alla Russia, ndr), dove l’indicazione geografica non gode di alcuna protezione e ci espone a falsificazioni e utilizzi della denominazione che rischiano di danneggiare non solo noi produttori, ma soprattutto i consumatori”. 

Il Consorzio ha attivato la procedura di registrazione del marchio collettivo riservata alle associazioni/enti come i Consorzi, in via preliminare in ambito nazionale ed europeo (obiettivo da raggiungere entro il 2017). “Proseguiremo quindi alla registrazione nei singoli stati dove è più importante in prospettiva l’export - ha spiegato Manzan - Sarà un processo che ci vedrà impegnati nei prossimi anni, che richiederà anche risorse economiche, ma la strada è imboccata e la percorreremo, per quanto possa essere lunga. Oggi l’export vale il 10% della produzione Igp, lavoriamo per farlo crescere”.
 
La qualità passa per la ricerca
La garanzia di qualità di fronte al consumatore e alla grande distribuzione organizzata resta il valore aggiunto da tutelare. Per questo il Consorzio ha intrapreso la via della ricerca scientifica in collaborazione con il Dipartimento di Agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente dell’Università di Padova. 
“In questi anni i nostri produttori hanno stretto importanti accordi con la Gdo che sempre più sta chiedendo prodotto a marchio. E' chiaro quindi che dobbiamo innalzare gli standard qualitativi. Per questo abbiamo intrapreso una importante collaborazione con i ricercatori dell’Università di Padova: il miglioramento genetico delle nostre piante è stato per secoli frutto della selezione massale realizzata dai nostri agricoltori, oggi questo processo – in particolare per quanto riguarda il controllo delle note amare delle nostre particolari cicorie - può essere supportato dalla ricerca universitaria”. In questa fase il progetto, coordinato dal professor Paolo Sambo, mira alla possibilità di stimare, in maniera “non distruttiva, il contenuto di quelle sostanze che in determinate annate e periodi dell’anno possono creare qualche problema al radicchio Rosso di Treviso Igp. Per il progetto si farà riferimento alla tecnologia Nir (già adottata per la stima di parametri qualitativi di altri prodotti ortofrutticoli) che si basa sul differente assorbimento della radiazione infrarossa da parte di diverse classi di composti chimici. I dati ricavati e i risultati ottenuti in questa fase saranno propedeutici alla stesura di un protocollo operativo. (rq)