Clinton o Trump, l'agricoltura che verrà

Alla vigilia delle elezioni Usa, un'analisi sulle politiche agroambientali dei due candidati

Clinton o Trump, l'agricoltura che verrà
Hillary o Donald, Clinton o Trump: gli Stati Uniti d’America sono pronti a eleggere il loro nuovo presidente. Che avrà notevoli responsabilità sulle politiche ambientali e alimentari del pianeta. John Robbins, presidente della Food Revolution Network, ha recentemente pubblicato un’indagine nella quale ha esaminato le proposte politiche dei due candidati, le posizioni dei loro partiti in fatto di cibo e agricoltura, i consulenti di cui si sono avvalsi, i finanziamenti che hanno ricevuto durante le campagne elettorali. Fino a indagare le loro storie, sia personali che politiche, in materia di cibo. E parte delle cose che Robbins ha scoperto sono allarmanti, altre rassicuranti, ma - soprattutto - molte sono delle assolute “novità”.

Le premesse
Innanzitutto, gli Stati Uniti spendono per l'assistenza sanitaria molto più di qualsiasi altra nazione al mondo. Ciononostante, registrano i più alti tassi di obesità, diabete e malattie croniche rispetto a qualsiasi altra popolazione. Analizzando, per esempio, il solo costo del trattamento del diabete, ogni anno gli States spendono 322 miliardi di dollari l'anno: per una malattia che sarebbe quasi totalmente prevenibile con dieta e stile di vita più sani. Se si aggiungono i costi di altre patologie causate da cattiva alimentazione (malattie cardiache e ipertensione, molti casi di demenza e alcuni tipi di cancro) si arriva a più di mille miliardi.

Le politiche agroalimentari
Su questo fronte ci sono molte questioni per le quali i due candidati e i loro partiti hanno una visione diametralmente opposta. Uno di queste è sicuramente il programma federale di aiuti alimentari (Snap), istituito per contrastare la povertà alimentare e, in particolare, sostenere le famiglie meno abbienti nell’acquisto di prodotti ad alto livello nutrizionale. Attualmente lo Snap fornisce assistenza a più di 45 milioni di persone a basso reddito, per la maggior parte bambini, disabili e anziani.
Il partito democratico di Hillary Clinton ha promesso di volerlo mantenere e, anzi, si è impegnato ad “allargarlo” anche ai prodotti freschi. Un passaggio necessario, perché spesso frutta e verdure non sono alla portata di chi è aiutato dallo Snap.
Al contrario, il partito repubblicano di Donald Trump da anni cerca di ridurre il programma e chiede di estromettere lo Snap dall’Usda (il Dipartimento di agricoltura statunitense) e dal cosiddetto Farm Bill, il piano agricolo degli Stati Uniti. Ma, come entità indipendente, lo Snap sarebbe più vulnerabile ai tagli di bilancio.

Un altro punto fondamentale per la sicurezza alimentare che vede le posizioni dei due candidati drammaticamente divergenti è il cambiamento climatico.
Hillary Clinton lo prende molto sul serio e ha già fatto sapere di volere indire un vertice di emergenza sul clima nei primi cento giorni della propria amministrazione.
Il contrasto con il partito repubblicano non potrebbe essere più drammatico. Infatti, Donald Trump ha affermato che il riscaldamento globale è “una bufala” e manifestato la sua intenzione di abrogare l’accordo di Parigi, nel quale cui 195 Paesi si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale. Il partito repubblicano, poi, pianifica anche di eliminare l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, che dovrebbe controllare i fitofarmaci più dannosi e tossici. Forse l’Agenzia non fa sempre un lavoro efficace, ma è difficile immaginare come eliminarla potrebbe rendere più sicuri gli alimenti statunitensi.



In qualità di Presidente degli Stati Uniti, Hillary Clinton – che sostiene i programmi di conservazione del Farm Bill e ha un impegno di lunga data contro l'uso di routine degli antibiotici nella produzione di carne - probabilmente favorirebbe i cibi locali, i mercati contadini e una migliore alimentazione infantile.
Certo, chi chiede un approvvigionamento alimentare sano e sostenibile è deluso dal sostegno acritico di Hillary Clinton per gli alimenti geneticamente modificati (anche se ha parlato a sostegno di una sorta di etichettatura degli Ogm) e per i suoi rapporti con aziende quali Wal-Mart e Monsanto. Ma è anche vero che la sua amministrazione potrebbe con buona probabilità migliorare la qualità e la salubrità del cibo negli Stati Uniti. Ci si dovrebbe poi attendere un ulteriore sviluppo dei programmi che Michelle Obama ha avviato per rendere i pasti più sani e per ridurre l'obesità.

Secondo Robbins, Donald Trump in confronto alla Clinton su questi argomenti è una sorta di “tabula rasa”. Molti di quelli che ritengono l’attuale sistema profondamente ingiusto hanno però proiettato le loro speranze proprio su di lui, sperando che possa introdurre i cambiamenti necessari, non essendo “manovrabile” dai poteri forti. Tuttavia, a specifiche domande del Farm Bureau dello Iowa, Donald Trump ha detto di sostenere le colture Ogm e di opporsi alla loro etichettatura obbligatoria. Il New York Times, poi, ha riportato la notizia secondo la quale Trump spera di diventare il primo presidente americano “fast food. E probabilmente, in questo caso, tutti gli sforzi per aiutare gli americani a mangiare più frutta e verdura, e minori quantità di junk food, sarebbero vanificati con conseguenze disastrose per la salute degli americani.

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