Fruitimprese: caos-Turchia, due rischi per il settore

Bianchi: Interscambio negativo per l'Italia, che esporta soprattutto mele

Fruitimprese: caos-Turchia, due rischi per il settore
L’evolversi della situazione in Turchia nel dopo-golpe è seguita con attenzione anche dal settore ortofrutticolo: si temono conseguenze per il commercio europeo e mondiale già compromesso da embargo russo, tensioni in Nord Africa  e “barriere” più o meno giustificate in aree potenzialmente strategiche per l’export.

Per il coordinatore di Fruitimprese Carlo Bianchi “al momento non si avvertono particolari ripercussioni dovute alla crisi ma riteniamo che due aspetti potrebbero incidere sui futuri scambi commerciali: il deprezzamento della lira turca ed eventuali restrizioni da parte dei Paesi occidentali nel caso in cui il Governo turco dovesse adottare misure repressive che violino i diritti umani”. “E' evidente - aggiunge Bianchi - che a questo punto l'Ue dovrà valutare con la massima attenzione, prendendo tutto il tempo necessario, la richiesta di adesione avanzata dalla Turchia”.

A livello di interscambio commerciale, il saldo, per l’Italia, è nettamente negativo: 3.270 le tonnellate di prodotti esportati nel 2015, di cui 2.248 di mele fresche. L’import invece raggiunge le 86.000 tonnellate con nocciole, uva sultanina, fichi secchi e castagne a fare la parte del leone con oltre 53.000 tonnellate complessive. Tra i prodotti freschi spicca l’acquisto di limoni (5.900 tonnellate), pompelmi (3.500) e ciliegie (1.480).

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