Il Comune di Torino promuove la dieta veg

Il Comune di Torino promuove la dieta veg
Torino potrebbe diventare la prima "vegan city" d'Italia. Stando al programma di governo per i prossimi cinque anni depositato dalla giunta targata Movimento 5 Stelle in occasione della prima seduta del Consiglio comunale, il neo sindaco del capoluogo piemontese Chiara Appendino (nella foto) punta anche sulla "promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale". Il documento, 62 pagine, verrà discusso in Sala Rossa il prossimo 29 luglio.

Tra gli altri punti del programma ci sono anche Ztl di quartiere, più tram, stop al consumo di suolo e il no agli ipermercati per favorire i mercati a km 0. Ma quel che colpisce è sicuramente l'idea di incentivare il consumo di frutta e verdura abbandonando i cibi di origine animale. Si tratta - si legge nel documento - di un "atto fondamentale per salvaguardare l'ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio".

Il Movimento 5 Stelle cavalca una moda che ha portato negli ultimi anni a un exploit di ristoranti vegani e vegetariani, ma il percorso è piuttosto articolato: si punta a "progetti didattici nelle scuole sulla tutela, sul rispetto degli animali e sulla corretta alimentazione in collaborazione con le associazioni animaliste, medici nutrizionisti, organi di politica ed esperti di settore".

"In Europa sono molto più avanti, ci sono realtà che vanno ben al di là - spiega l'assessore all'Ambiente Stefania Giannuzzi - io sono vegetariana da vent'anni, ma il programma è stato scritto prima che io arrivassi. Semplicemente ho voluto allargare il contesto, da etico a 360 gradi. Che la questione alimentare sia anche di impatto ambientale non lo dico io. Lo dicono la Fao e l'Onu. E stanno aumentando le realtà veg anche nel settore dell'abbigliamento. È la città stessa che ha una domanda tale che non può non essere ascoltata".

Ma la squadra del sindaco Appendino assicura di non voler creare uno scontro con l'industria della carne: "Non vogliamo far chiudere le piccole botteghe o rovinare le persone che lavorano da anni valorizzando il patrimonio enogastronomico piemontese".

Fonte: Agroalimentare News