De Castro sulla Brexit: «Hanno sottovalutato i rischi»

«Il conto più salato lo pagheranno i produttori inglesi». I pareri di Coldiretti, Freshfel, Nfu

De Castro sulla Brexit: «Hanno sottovalutato i rischi»
“Con la Brexit non ci sarà un cambiamento dei flussi commerciali tra Italia e Inghilterra, né ci sarà al termine dei due anni previsti dal Trattato per regolare l'uscita dall'Unione di un Paese membro”. Così Paolo De Castro, coordinatore S&D della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, illustra a Italiafruit News i risultati pratici dell'uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea. Certo, il dato politico fa male, ma l'europarlamentare sottolinea come la visione degli inglesi dell'Ue sia sempre stata quella di “un'area di libero scambio. Ora speriamo in una grande spinta verso il rilancio dell'Europa unita”.

Se per i produttori agricoli europei la Brexit non avrà ripercussioni, non si può dire la stessa cosa per gli agricoltori di sua Maestà. “Non avranno più gli aiuti della politica agricola comune, non avranno i programmi di educazione alimentari, non avranno i programmi di protezione. O meglio, se li dovranno pagare loro. Per gli inglesi cambierà moltissimo, noi continueremo con l'applicazione delle regole europee e magari riusciremo a far fare all'Europa quel passo in avanti che, almeno noi europeisti, abbiamo sempre sognato di fare. Il popolo inglese ha sottovalutato i rischi della Brexit”.

La Coldiretti, al contrario di Paolo De Castro, teme che la “svalutazione della sterlina potrebbe sconvolgere i rapporti commerciali”. Ma quanto vale il mercato inglese per l'agroalimentare italiano? La Gran Bretagna – spiega l'associazione in una nota - è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari Made in Italy con un valore annuale di 3,2 miliardi delle importazioni dall’Italia ed una tendenza progressiva all’aumento. Dalla Gran Bretagna – prosegue la Coldiretti - arrivano in Italia prodotti agroalimentari per appena 701,9 milioni di euro. Lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti sono i prodotti alimentari Made in Italy maggiormente richiesti.

Anche Federalimentare prende posizione con il presidente Luigi Scordamaglia: “L'armonizzazione della regolamentazione del settore agroalimentare è stata alla base della nascita di un mercato unico, ma nell'ultimo periodo anche questa è andata progressivamente sfaldandosi con norme nazionali e deroghe su deroghe per una Commissione incapace di decidere. Nessuno sottovaluta le possibili ripercussioni economiche negative ma speriamo in un moto d'orgoglio che consenta di completare una vera Europa, a cominciare da regole uniche a garanzia di tutti i cittadini”.

E, prosegue Scordamaglia, “nonostante questo clima di incertezza l'export agroalimentare italiano verso il Regno Unito continuerà a crescere e anche la politica agricola europea non potrà che rafforzarsi con l’uscita di un Paese che spesso si è opposto ad un miglioramento degli standard dei prodotti verso i livelli elevati su cui ha sempre puntato l''Italia”.

Quando l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea sarà formalizzata, il Regno Unito sarà formalmente un Paese terzo rispetto agli Stati membri dell'Ue. Come sarà regolamentato il commercio? Philippe Binard, general delegate di Freshfel Europe, in un'intervista rilasciata ad Eurofruit spiega come "l'esito ideale sarebbe una zona di libero scambio con il Regno Unito all'interno". L'Inghilterra, se vorrà importare uva dal Cile, dovrà rinegoziare gli accordi, e dovrà fare la stessa cosa con i Paesi europei. Insomma, un processo che potrebbe essere lungo e complicato. Secondo Binard per gli inglesi si prospetta uno scenario simile a quello di norvegesi e svizzeri.

Il sindacato degli agricoltori del Regno Unito (Nfu) interviene per chiedere chiarezza. “Il voto porterà inevitabilmente a un periodo di incertezza in una serie di aree che sono di vitale importanza per gli agricoltori della Gran Bretagna – ha detto il presidente Meurig Mansel -. La Nfu si impegnerà a fondo e in modo costruttivo con il governo britannico per mettere a punto nuovi accordi e questo deve avvenire il più presto possibile. I nostri membri giustamente vogliono sapere urgentemente quale sarà l’impatto sulle loro attività – ha proseguito Mansel -. Ci rendiamo conto che per raggiungere un’intesa sui negoziati servirà tempo, ma è di vitale importanza che ci sia presto un impegno per garantire che l’agricoltura britannica non sia svantaggiata”. Per Mansel le priorità sono: “Ottenere le migliori possibilità di accesso ai mercati europei, che rimarranno estremamente importanti per gli agricoltori della Gran Bretagna; ottenere l’accesso ai mercati nel resto del mondo, garantendo al tempo stesso di essere protetti dalle importazioni di prodotti realizzati con standard inferiori”.
E poi il nuovo governo dovrà costruire una nuova politica agricola inglese.

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