Cimice asiatica, «prevedibile un'ulteriore espansione»

L'intervento di Massimo Bariselli a Interpera. Colpisce anche drupacee, mele, kaki, peperoni

Cimice asiatica, «prevedibile un'ulteriore espansione»
Tra i temi caldi trattati a Interpera 2015 tenutasi a Ferrara la scorsa settimana, un ruolo di primo piano è stato dedicato alla cimice asiatica, che rischia di tramutarsi in una seria problematica per numerose coltivazioni anche in Italia. A lanciare un ideale Sos, oltre a Edison Pasqualini dell'Università di Bologna (cliccare qui per leggere la news di ieri in merito) anche Massimo Bariselli del servizio fitosanitario dell’Emilia Romagna-UniMoRe: "Negli Usa - ha esordito durante la sessione di giovedi del congresso - la specie è stata segnalato su oltre 70 specie vegetali diverse". Coinvolti fruttiferi (drupacee, pomacee, nocciolo, lampone) e vite, pomodoro e peperone, soia e fagiolo, sorgo, mais dolce e girasole, piante ornamentali.

La saliva iniettata provoca alterazioni istologiche e morfologiche; la puntura precoce può portare a deformazioni dei frutti durante la crescita. Ma il problema maggiore è legato alle punture in prossimità della raccolta, che possono originare suberificazioni seguite da marcescenze; spesso non sono immediatamente evidenti e il danno emerge durante la conservazione.

In Italia nel 2015, ha evidenziato Bariselli, i danni hanno interessato le province di Modena, di Reggio Emilia e la zona ovest della provincia di Bologna;  sul pero i danni hanno raggiunto punte del 90% su William e Santa Maria e in seguito su Decana, bilancio meno pesante per Abate Fetel. Oltre ai danni diretti c'è il danno secondario dovuto agli imbrattamenti provocati dalle deiezioni delle cimici; sulle varietà estive (Morettini, Santa Maria, Carmen) gli attacchi hanno causato alterazioni della buccia simili ad erosioni superficiali.



Per quanto riguarda le altre colture, ha proseguito il relatore, si sono riscontro danni molto elevati su pesco, abbastanza ingenti su melo e kaki; colpite anche alcune ortive, soprattutto il peperone; presenze (e danni) significativi su alcune colture erbacee e la vite.

Dal punto di vista biologico, in funzione del clima la cimice può compiere da 1 a 2 generazioni l’anno. In Emilia-Romagna si sviluppa in 2-3 generazioni da aprile a metà ottobre, con una  durata media di vita di 10-12 mesi per la generazione svernante e 2-3 mesi per quella estiva. La specie è estremamente mobile ed è prevedibile una ulteriore diffusione dell'insetto sul territorio nazionale; il cambiamento climatico e le alte temperature invernali, ha spiegato Bariselli, favoriscono l'attività di tutte le cimici. 

E i punti critici sono numerosi: la difesa chimica è complicata da realizzare e non risolutiva;   non esiste ancora una tecnica affidabile di monitoraggio ne una soglia di intervento; la biologia della specie nel nuovo ambiente non è inoltre ancora del tutto conosciuta. Una maggiore pressione chimica con prodotti ad ampio spettro rischia di compromettere l'equilibrio biologico dei frutteti; c'è il rischio di residui superiori agli standard richiesti dal mercato. 

“E' necessario un coordinamento nazionale delle iniziative di ricerca”, ha concluso Bariselli. "Per gestire le infestazioni non esiste una soluzione semplice, non esistono prodotti “miracolosi” in grado di controllare le infestazioni della cimice asiatica;  occorre trovare una strategia di difesa sostenibile che coinvolga anche le colture erbacee”.