Albicocco, ricerca focalizzata sulle tecniche di difesa

Varietà ad hoc, prevenzione e tecnologie per combattere le avversità fitosanitarie

Albicocco, ricerca focalizzata sulle tecniche di difesa
Nonostante l'albicocco sia una coltura ormai diversa rispetto a qualche anno fa, soprattutto da un punto di vista tecnico, rimangono ancora delle aree poco esplorate o dove comunque gli sforzi della ricerca tendono a moltiplicarsi senza riuscire a fornire soluzioni applicabili a livello globale. Tra queste, c'è sicuramente la problematica delle avversità fitosanitarie, che risente spesso di una mancanza di prevenzione. Su uno degli utlimi numeri della rivista Frutticoltura viene fornita, quindi, un'interessante panoramica su varietà e tecniche utilizzate come difesa.

Sharka

Il virus della Sharka, che interessa l'albicocco specialmente con il ceppo D, continua ad essere un problema e spesso funge da deterrente per molti produttori interessanti all'investimento. La ricerca è attiva ed alcune varietà resistenti sono giù state licenziate. Tra queste troviamo Bergeval, Shamade, Bergarouge, Anegat e Congat di Aramis, con un calendario di maturazione che parte dalla seconda decade di giugno. Quelle proposte da Escande, invece, hanno un calendario incentrato su tutto il mese di luglio; tra queste troviamo Adriana, Betinka, Candela e Sophia.

Da queste varietà, ancora troppo recenti e poco presenti nei campi italiani, si attendono risposte importanti in futuro, che potrebbero costituire un forte incentivo per quei produttori situati nelle zone più interessate dal virus.





Batteri e fitoplasmi

La causa principale sono le popolazioni appartenenti al genere Pseudomonas. Inverni rigidi e piovosità invernale pongono le basi per la diffusione delle batteriosi, che provocano in primavera l'appassimento totale o parziale della pianta, con formazioni gommose e cancri sui rami con legno più vecchio. Per difendersi sono necessarie abbondanti somministrazioni di rame.

I fitoplasmi, purtroppo, sono protagonisti da qualche anno di un progressivo aumento di infezioni in Emilia Romagna. Le piante colpite mostrano i sintomi già dalla primavera, con fioriture anticipate anche di una settimana, seguite poi da un'abbondante emissione di foglie, che durante l'estate tenderanno ad accartocciarsi e diventare clorotiche. Questo perché le colonie di fitoplasmi attaccano i tessuti floematici causando il disseccamento della pianta.

La difesa dai fitoplasmi si basa principalmente sulla prevenzione, utilizzando materiale vivaistico sano e certificato ed eradicando tempestivamente le eventuali piante malate.

Insetti

Il metapontino e la fascia appenninica orientale dell'Emilia Romagna soffrono della presenza del capnodio (Capnodis tenebrionis), un coleottero polifago delle drupacee, le cui larve attaccano l'apparato radicale delle piante, causandone un veloce deperimento e la morte. Lo sviluppo dell'insetto è aiutato da estati particolarmente calde e siccitose.

Attualmente non esistono mezzi tecnici in grado di garantire una strategia di difesa adeguata, per cui la ricerca è indirizzata verso l'individuazione di soluzioni efficaci, come alcune molecole per la lotta chimica, o l'utilizzo della pacciamatura come mezzo fisico.


Capnodis tenebrionis

Negli ultimi anni è salita l'attenzione anche nei confronti delle forficule (Forficula auricularia) che, annidandosi nel frutto, provocano forti danni in raccolta, come la formazione di erosioni sull'epidermide e sulla buccia, che non solo rendono il prodotto non commercializzabile, ma ne aumentano la suscettibilità ai marciumi. Come avviene la difesa? Si possono utilizzare insetticidi efficaci anche per altri fitofagi, come lo Spinosad, ai quali integrare, se necessario, delle colle entomologiche intorno al tronco per evitare la risalita dell'insetto sulla chioma.


Forficula auricularia