Xylella fastidiosa: non resta che la convivenza?

Tre regole da rispettare per l'efficace contenimento della malattia

Xylella fastidiosa: non resta che la convivenza?
La sentenza del Tar del Lazio, che ha fatto saltare il piano d'intervento previsto per fronteggiare la diffusione di Xylella Fastidiosa in Puglia, non è stata un fulmine a ciel sereno per tutti gli operatori. In effetti, essa ha dato nuova linfa ai sostenitori dell'inutilità dell'eradicazione che reputano questa pratica assolutamente incapace di arginare il problema.

La batteriosi del kiwi ed Erwinia Amylovora del pero sono le due esperienze guida che dovrebbero indirizzare le scelte di controllo a Xylella. Ad oggi, nonostante le migliaia di ettari di actinidia che sono stati abbattuti negli ultimi anni, non c'è soluzione e l'unica considerazione che può essere portata avanti è la necessità di convivere con gli agenti patogeni in questione. Perché contro Xylella dovrebbe andare diversamente?
Se si pensa poi che Xylella è ospite di centinaia di specie vegetali (molte delle quali asintomatiche) oltre all'olivo, l'eradicazione delle piante infette può trovare giustificazione solamente in una prima fase, quando vive l'esigenza di abbattere l'inoculo negli oliveti. In un secondo momento, è però necessario rivedere tutto il piano di gestione agronomica recuperando quelle "buone pratiche" che in molti contesti sono state accantonate, permettendo al batterio killer di proliferare e diffondersi. 

Uno studio californiano del 2014, realizzato su 300 olivi allevati in serra su cui sono stati inoculati ceppi di Xylella, ha portato dopo un anno di osservazioni, a riscontrare la presenza del batterio solamente nel 3% delle piante. Gli stessi autori hanno affermato che il sistema immunitario delle piante è in grado di controllare le infezioni. Per questo le pratiche agronomiche sembrano essere l'unica soluzione.

Le tre regole da rispettare

Per contenere la malattia, consiglia il professor Xiloyannis (Terra e Vita n. 19; 2015), è necessario:

1) ripristinare la fertilità del suolo (in Salento la frazione organica è al di sotto dell'1%) e dunque evitare operazioni come aratura e fresatura;

2) contrastare il vettore si consiglia di eliminare le erbe infestanti e preferire erpicature leggere per contrastare le larve di sputacchina media.

3) non trascurare il piano nutrizionale, al contrario di come alcuni agricoltori hanno agito negli ultimi anni, prediligendo concimazioni organiche.

Tutto questo deve mettere gli oliveti italiani nella condizione di convivere con il batterio.

A questo punto la convivenza e il contenimento agronomico sembrano gli unici scenari percorribili per l'olivicoltura italiana.

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