Tristeza, il virus si espande: «Agrumicoltura siciliana a rischio estinzione in 10 anni»

Sos in Commissione Agricoltura e al convegno Cra. Argentati: intervenire subito

Tristeza, il virus si espande: «Agrumicoltura siciliana a rischio estinzione in 10 anni»
Non solo xylella: “Dopo gli ulivi della Puglia, anche gli agrumi della Sicilia sono vittime di una terribile patologia, il virus Citrus tristeza (Ctv), che interessa circa 32.000 ettari di agrumeti, soprattutto nelle province di Catania e Siracusa. Compito ora del Parlamento attivarsi subito con una audizione di tutti i soggetti interessati. Una misura importante e non rimandabile ancor più a ridosso del varo del Piano Agrumicolo Nazionale annunciato dal ministero delle Politiche Agricole”. L'Sos è del capogruppo Pd in commissione Agricoltura Nicodemo Oliverio che ha fatto suo il grido d’allarme lanciato dagli agricoltori siciliani e dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Cra), con il suo Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le colture mediterranee di Acireale.

«Urgono audizioni, come per la xylella»

“Dobbiamo - ha proseguito Oliverio - procedere subito con una serie di audizioni, come abbiamo già fatto per la xylella. Ascoltare le parti interessate e il Cra per approfondire questa problematica. Serve una strategia contro il virus che sta creando danni alla salute del territorio e del prodotto e all’economia locale. Dopo la xylella della Puglia, ora sono a rischio gli agrumi della Sicilia. Non possiamo permettere che la situazione ci sfugga di mano”.

Argentati: il virus si espande, grande preoccupazione

"Il livello di allarme è alto - dice a Italiafruit News il presidente del Distretto degli agrumi di Sicilia Federica Argentati - il problema finora non è stato compreso nella sua interezza e rischia di compromettere seriamente la  produzione agrumicola. La superficie colpita dal virus continua ad aumentatare negli anni perché esso è facilmente trasmissibile; servono misure di sostegno, il costo degli espianti ed i mancati guadagni legati alle vendite "perdute" sono pesanti".



"Sono anni che se ne parla senza arrivare a risposte decisive - prosegue Aregentati - probabilmente ora la vicenda xylella ha agevolato una maggiore attenzione mediatica a questo fenomeno di estrema gravità: pensiamo a tutti quegli imprenditori che debbono sostenere costi per espiantare, reimpiantare  e quindi attendere 3-4 anni prima di poter disporre di prodotto commercializzabile…".

Rapisarda: si rischia la cancellazione delle produzioni in un decennio

Ancora più perentorio Paolo Rapisarda (direttore del Cra–Acm): "L'espansione del virus è molto veloce: di qui a dieci anni, se non interverremo, la nostra agrumicoltura - eccezion fatta per i limoni che sono portatori sani - rischia di essere azzerata", spiega a Italiafruit News. "La superficie colpita varia tra i 25 mila e i 35 mila ettari, non esiste un dato esatto, ma è indubbio che le dimensioni del fenomeno sono vaste e importanti".

Convegno al Cra: riconversione unica strada, ma con cautela

Della questione si è parlato ieri proprio al Cra di Acireale nell'ambito di un importante convegno sul vivaismo agrumicolo. Ricercatori, addetti ai lavori e rappresentanti delle istituzioni regionali e nazionali, come riporta il nostro partner Agronotizie, hanno approfondito tematiche quali la certificazione del materiale vegetale di propagazione, la scelta dei portinnesti resistenti e le varietà da diffondere.

Il primo passo, è stato detto, è la distruzione delle piante infette. Ma bisogna fare attenzione a come si effettuano gli innesti, che possono provocare l’ingresso del virus dalla tristezza, ovviamente su piante che non siano tolleranti alla presenza di questo patogeno. E’ il caso dei portainnesti di arancio amaro, che dovrebbero essere presto abbandonati, e che oggi consentono l’avanzata dell’infezione, poiché questa cultivar è sensibile al virus. La riconversione produttiva è del resto l’unica strada, poiché il virus è portato da alcuni afidi vettori - il più temibile è Toxoptera citricidus -  per il contrasto dei quali non sono stati ancora trovati validi insetticidi.



"Il piano di razionalizzazione avviato dal Mipaaf - ha affermato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione - evidenzia la necessità, non più procrastinabile, di rilanciare la ricerca agricola italiana, intesa quale asset strategico dell'agricoltura a servizio degli agricoltori. Un'agricoltura competitiva italiana deve necessariamente confrontarsi con le nuove sfide globali, valorizzare gli strumenti europei disponibili per la ricerca e fare una ricognizione delle esigenze delle aziende, ponendole in connessione con le eccellenze scientifiche già esistenti, come questa di Acireale, o con altre da potenziare, a beneficio delle imprese vivaistiche ed agrumicole del territorio”.

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