E’ Bombus-mania nei frutteti italiani

Dopo il grande utilizzo in serra si registrano ampi margini per le applicazioni in pieno campo

E’ Bombus-mania nei frutteti italiani
Il lancio di bombi nei frutteti italiani ha visto negli ultimi anni accrescimenti significativi ed il loro utilizzo è sempre maggiore. Oltre ad essere instancabili ed eccezionali bottinatori, permettono di evitare fenomeni di alternanza di produzione e limitare problematiche che fanno capo a quelle specie frutticole che necessitano di impollinazione incrociata.
Nel panorama delle specie di bombi utilizzabili in agricoltura, Bombus terrestris ha mostrato le performance migliori, agendo molto bene anche in condizioni non ottimali. Vento e freddo non ostacolano in modo significativo la loro azione e lavorano molto bene anche in condizioni di cielo coperto.

Ogni singola arnia di Bombus che viene messa in campo o in serra è in grado di coprire una superficie da 800 a 3.000 metri quadri, a seconda della coltura e della ditta fornitrice ed esplica la sua attività dalle 6 alle 12 settimane. Pomodoro, fragola, melone e peperone sono alcune delle principali colture su cui da anni, soprattutto in serra, si utilizzano questi pronubi.

Nell'ultimo periodo, però, susino e albicocco hanno visto incrementi nelle applicazioni notevoli, soprattutto in regioni come Emilia-Romagna, Puglia e Basilicata. Perché?  Su entrambe le colture il problema dell'allegagione e dell'adeguata impollinazione è certamente presente, nonostante la gamma di impollinatori utilizzabili. Le varietà cino-giapponesi, che rappresentano il 70% delle coltivazioni nazionali, sono quelle ad avere scarsa e incostante produzione nelle varie annate e dunque la produzione tenta in ogni modo di trovare formule vincenti per superare il problema: i bombi possono essere una di queste.

L'impollinazione incrociata, ad opera di api e bombi, è necessaria per garantire un'allegagione adeguata alle aspettative. Il ruolo dei bombi è divenuto negli ultimi anni sempre maggiore in concomitanza al fenomeno della moria delle api (in cui i neonicotenoidi sembrano svolgere un ruolo chiave). La carenza del numero di arnie di api disponibili per il noleggio, ha spinto i frutticultori ad interessarsi ai bombi. Inoltre il bombo è in grado di agire in condizioni climatiche decisamente più gravose di quelle a cui può sottostare l'ape. La velocità di bottinamento, ossia il numero di fiori visitati per individuo al giorno, del bombo è 30-40 volte superiore a quella dell'ape (come scrive Terra e Vita n.10-2015).
Per quanto detto sin ora i bombi mostrano performance superiori rispetto alle api e si stanno ritagliando il proprio posto al sole, sia in serra che in pieno campo.

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