Zuccheri, se il Ministero della Salute sconfessa l'Oms

Lorenzin dice no alla riduzione dell'apporto. Andando contro gli interessi dell'ortofrutta

Zuccheri, se il Ministero della Salute sconfessa l'Oms
Tutto è partito da qui: l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha recentemente indicato una possibile modifica dell'apporto medio consigliato di zuccheri aggiunti nella dieta, passando dal 10% al 5% del totale calorie ingerite. Inoltre, l'Organizzazione ha specificato che non si parla di zuccheri naturalmente contenuti negli alimenti (come quelli di frutta e verdura). Pronta e forte la contrapposizione del nostro Ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha rigettato questa criminalizzazione degli zuccheri invitando a seguire la linea comunicativa di una dieta sana ed equilibrata.

Italia baluardo di una dieta sana?

Su Il Fatto Alimentare si è largamente discusso della posizione controcorrente del nostro Ministero della Salute fino ad arrivare ad ipotizzare azioni lobbistiche delle industrie alimentari italiane. L'Italia infatti starebbe facendo pressioni diplomatiche sul Consiglio Esecutivo dell'Oms cercando di bloccare il "verdetto" sugli zuccheri aggiunti.

Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all'Università di Bologna, ha affermato al Fatto Alimentare che la decisione italiana di opporsi alle indicazioni dell'Oms sia "una posizione anacronistica, veramente fuori dal tempo", aggiungendo inoltre che la letteratura scientifica in materia è "talmente vasta che schierarsi a favore di un maggior consumo di zuccheri semplici non ha davvero senso".

Due forme di pensiero

Ci troviamo quindi di fronte a due correnti di pensiero che il settore ortofrutticolo dovrebbe ben considerare.

Da una parte l'Oms e, tra i tanti, la linea sull'etichettatura a semafori nel Regno Unito, che criminalizzano i singoli componenti come zuccheri, grassi saturi e sale e dall'altra la corrente intrapresa dal nostro Ministero della Salute di esaltare la comunicazione di stili di vita salutari, tra cui la nostra dieta mediterranea, senza criminalizzare però nessun singolo componente.

Le due linee non trovano proprio un punto d'incontro semplicemente per il diametrale concetto di durezza di intervento. Nessuna delle due è sicuramente perfetta, per la prima vi è la problematica della perdita della "visione d'insieme" della dieta, mentre per la seconda vi è la problematica di un possibile "effetto parafulmini" della dieta equilibrata che vuol dire tutto ma che alla fine non indica al consumatore linee guida alimentari incisive.

All'ortofrutta italiana non resta altro che tifare contro l'Italia

Continua così il braccio di ferro tra Oms, Industrie alimentare, Ministero della Sanità italiano e altri governi mondiali. All'ortofrutta italiana non resta altro che sperare in una vittoria della più stringente indicazione dell'Oms, paradossalmente contro le nostre stesse idee ministeriali.

Perché? Perché l'altra linea, quella che predilige l'approccio della dieta bilanciata, tra cui la Dieta Mediterranea, apporta sì un valore strategico per frutta e verdura che sono alla base di tale concetto, ma potrebbe esser ancor più strategico per altri competitor di quote di pancia e di zucchero, magari più abili e appetibili.

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