Un'altra temibile patologia per gli agrumi

Huanglongbing sta causando danni ingenti in Asia, Africa e Nord America

Un'altra temibile patologia per gli agrumi
Conoscete Huanglongbing? Apparentemente può sembrare un gioco di parole cinese, ma in realtà è il nome di una delle malattie più temibili per gli agrumi che sta causando notevoli danni nelle zone in cui è presente: Asia, Africa e recentemente Nord America.

Come riporta l'Informatore Agrario nel numero 2/2015, l'HLB (acronimo di Huanglongbing) può essere considerata la più grave malattia dell'arancio dolce, del mandarino e del pompelmo, in quanto compromette longevità, produttività e qualità dei frutti. Il patogeno, oltre a causare danni diretti all'apparato radicale, rende le piante più suscettibili a tutte le altre fonti di stress, abiotiche e biotiche, causandone l'inevitabile deperimento a seguito di una defogliazione e cascola precoce.

Allo stato attuale non sono disponibili mezzi di difesa efficaci se non la lotta ai vettori, psilla in primis, che diffondono il batterio. Fortunatamente il patogeno non è presente in Europa, ma occorre disporre di tutte le misure atte a prevenire un'eventuale diffusione, che secondo gli esperti potrebbe creare danni ben più seri della "tristeza" considerata ad oggi la malattia più temibile per gli agrumi.



Nella foto pianta d'arancio colpita dal batterio.

HLB, evidenzia dei sintomi su foglie (rami gialli) e frutti (inversione del colore) ben evidenti, i quali però sono riconducibili anche ad altre patologie, come la tristeza ed il marciume radicale, rendendo estremamente complicata la diagnosi. Pertanto occorrono prove in laboratorio per scovare l'organismo associato alla malattia, ovvero, il batterio Candidatus liberibacter.

Oltre ad essere difficile da diagnosticare, il batterio è rapido nella sua diffusione, come è accaduto negli Stati Uniti dove in pochi anni ha colonizzato Florida, Georgia, Texas, Lousiana e California, che vanno ad aggiungersi alle altre aree in cui oramai è noto da tempo: America centrale, Africa, Penisola Araba e Cina. Soprattutto nel continente americano c'è preoccupazione fra i frutticoltori, e gli studiosi sono all'opera per trovare soluzioni efficaci per contrastare il batterio. In particolare, oltre alle classiche pratiche di prevenzione (contenimento insetti vettori, produzione certificata piante sane ed estirpazione alberi infetti) si stanno testando peptidi antimicrobici e piante  transgeniche resistenti.

Fortunatamente in Europa, e quindi anche in Italia, il batterio non è presente; le autorità preposte stanno effettuando costanti monitoraggi, principalmente in porti ed aeroporti, per prevenire in ogni maniera l'entrata di un patogeno che potrebbe mettere in ginocchio l'intero settore agrumicolo.

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