Prezzi: l'ortofrutta rallenta la caduta a settembre

Prezzi: l'ortofrutta rallenta la caduta a settembre
A settembre i prezzi degli alimentari non lavorati calano di quasi un punto percentuale facendo registrare un rallentamento della caduta, ma pur sempre l'ennesimo segno negativo. Nulla cambia per i consumi, sempre buio, in calo nei primi sette mesi dell'anno dello 0,7% in valore e dell'1% in volume. Lo sostiene la COPAGRI in relazione ai dati sui prezzi al consumo diffusi lunedi dall'ISTAT.

Seppure in un'entità minore rispetto al mese precedente, sono sempre importanti le contrazioni dei prezzi di vegetali e frutta fresca, -1,4% i primi e -4,4% la frutta. L'Italia si sta trasformando in un Paese dove le famiglie rinunciano a ciò che più ci contraddistingue nel mondo, la produzione agroalimentare – prova ne sia il persistere di un buon andamento dell'export – a beni essenziali come il cibo, sia per la qualità che per la quantità: oltre 6 famiglie su dieci, quasi 8 nel Mezzogiorno. Il maltempo che ha caratterizzato l'annata, soprattutto l'estate, ci ha messo del suo ma è innegabile la tendenza al massimo risparmio anche in presenza di prezzi che stanno piegando la distribuzione, fatta eccezione per i discount, e che non sono assolutamente remunerativi se pensiamo agli agricoltori.

Offerte, sottocosto, prezzi stracciati non bastano più, serve un vero e proprio shock economico per rimettere in circolazione liquidità e ridare slancio alla produttività. Se una riduzione dei prezzi è accompagnata da un calo della spesa la situazione non può non preoccupare. Non c'è alternativa ad un sostanziale calo delle tasse e non solo per le fasce più deboli perché la percezione di una cronicizzazione della crisi è piuttosto ampia.

Gli effetti negativi della spirale recessiva tra deflazione e consumi si evidenzia nell'ortofrutta con il crollo – sottolinea anche la Coldiretti – degli acquisti degli italiani, che nel 2014 sono scesi addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, un valore inferiore a quelli raccomandati dal Consiglio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, mettendo a rischio le imprese e la salute consumatori ed il reddito delle imprese.

In generale, l'andamento dei prezzi riflette – continua la Coldiretti – una situazione difficile sul lato degli acquisti alimentari, che nel 2014 hanno toccato il fondo e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981, sulla base di una analisi Coldiretti dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell'Istat.

Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea la Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall'abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. Un segnale di difficoltà che è confermato dal fatto che più di otto italiani su dieci (81%) non buttano il cibo scaduto, con una percentuale che è aumentata del 18 per cento dall'inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo.

Fonte: Agenparl