«Uva, bene le Seedless e il Medio Oriente»

Giacomo Suglia: Italia leader nella sicurezza, i consumatori Ue lo devono sapere

«Uva, bene le Seedless e il Medio Oriente»
"Le varietà commercializzate in questo periodo, come ad esempio l'Italia, la Palieri, la Red Globe e le uve Seedless, presentano una buona qualità complessiva. Le avverse condizioni climatiche sono una continua sfida per i produttori e per i confezionatori, che tanto si stanno prodigando per mantenere gli standard fitosanitari richiesti dalla G.D.O., anche se ciò sta provocando un aggravio dei costi di produzione". Così Giacomo Suglia, Presidente di APEO (Associazione Produttori ed  Esportatori Ortofrutticoli) e Vicepresidente di FruitImprese, fornisce a Italiafruit News un aggiornamento sull'annata produttiva dell'uva da tavola pugliese.

Se sotto il profilo qualitativo Suglia si dichiara soddisfatto, le cose non vanno benissimo a livello commerciale, anche a causa delle continue promozioni sottocosto. "Dal mese di agosto si è aggiunto l'embargo della Russia, un Paese con 150 milioni di consumatori", che il Vicepresidente di FruitImprese considera un "problema serio che a lungo andare potrebbe mettere a rischio la sostenibilità economica di tutto il settore ortofrutticolo italiano".

Bene le uve Seedless

Una nota positiva riguarda le uve seedless, "il cui consumo a livello europeo è agevolato dalla mancanza di prodotto spagnolo e greco" spiega Suglia.
Buono l'assorbimento da parte del mercato Medio Orientale, che sta consolidando i buoni rapporti commerciali con l'Italia.

Un appello ai consumatori Ue: 20 cent/kg in più per la salute

Suglia conclude lanciando un appello ai consumatori europei, a tutela della qualità e sicurezza delle produzioni ortofrutticole che si portano in tavola. "Numerose analisi confermano che la sicurezza alimentare che garantisce l'ortofrutta italiana si attesta su livelli altissimi; livelli che altri Paesi Ue e del mondo non riescono a raggiungere". Pertanto, secondo il Vice Presidente di FruitImprese basterebbe che i consumatori europei "pagassero solo 20 cent/kg in più di contributo sul prezzo finale per garantire ai produttori ortofrutticoli italiani di continuare a investire per migliorare la qualità dei prodotti e servizi offerti". Una campagna di sensibilizzazione di questo genere potrebbe essere implementata fin da subito sul mercato europeo, per sostenere le imprese italiane alle prese con costi diventati ormai insostenibili.

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