Porti: «A Savona troppi controlli. Il pre-clearing? Un flop»

Porti: «A Savona troppi controlli. Il pre-clearing? Un flop»
"Per gli operatori portuali non è importante una riforma che accorpi le Autorità portuali o fare spending review nei porti, ma dare efficienza alle procedure doganali e di controllo", ha detto Alessandra Orsero, presidente di Isomar, l'associazione degli spedizionieri e agenti marittimi di Savona e Imperia, intervenendo all'incontro organizzato dal presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, con istituzioni e parti sociali savonesi. Obiettivo dell'incontro era raccogliere i malumori espressi dalla comunità economica del Ponente ligure per il testo del decreto di riforma della legge 84 sui porti, che secondo gli annunci del governo sarà approvato dal Consiglio dei ministri di oggi, venerdì 29 agosto. Per Burlando si tratta di superare le divisioni e raccogliere consensi sulla sua proposta di Spa portuali. Orsero ha però spostato per qualche minuto l'attenzione su un altro problema che sta frenando il porto di Savona, quello appunto dei controlli.

"Quello che preoccupa noi operatori - ha detto la presidente di Isomar - è la perdita di traffici dovute a procedure doganali penalizzanti". E a chi le faceva presente l'avvio dell'esperienza del pre-clearing, ossia lo sdoganamento anticipato della merce mentre la nave è ancora in mare, ha risposto che "il pre-clearing è una bufala. A Savona fra l'80 e il 90% della merce non può accedere a questa procedura perché si tratta di prodotti che devono essere controllati dalla sanità marittima. E il ministero della Sanità ha detto che non aderisce allo sdoganamento anticipato". Orsero spiega poi più nel dettaglio: "Soltanto in Italia esiste la sanità marittima, che costa alla merce 56 euro per ogni container con prodotti alimentari non animali o prodotti destinati a venire a contatto con alimenti, come ad esempio le posate. All'estero il controllo di sanità viene effettuato in maniera mirata soltanto su prodotti soggetti ad allerta da parte dell'Unione europea. Per tutto il resto non c'è verifica".

E ci sarebbero già stati casi, in qualche porto italiano, di carichi di frutta che hanno preso destinazione in porti esteri. A Genova la percentuale di prodotti sottoposti a verifica da parte della sanità è più basso, intorno al 15-20%, ma per questa quota esiste lo stesso problema. "Quanto afferma Orsero - dice Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto, l'associazione degli spedizionieri genovesi - è un dato oggettivo. In un porto tematico come quello di Savona, dedicato a prodotti come la frutta, si tratta di un problema reale, ma anche a Genova, pur con una quota diversa di prodotti di quel tipo, la situazione è analoga". Chiusa la parentesi doganale, il presidente Burlando ha dovuto fronteggiare la contrarietà espressa dai rappresentanti savonesi all'ipotesi di soppressione della loro Autorità portuale.

Contro hanno parlato, oltre allo stesso presidente dell'Authority, Gianluigi Miazza, anche il vicesindaco di Savona, Livio Di Tullio, i rappresentanti sindacali, la compagnia portuale, la Confindustria e la Camera di commercio di Savona e il sindaco di Vado Ligure. Per Burlando, che ha assicurato che, anche in caso di soppressione dell'ente, il progetto della piattaforma Maersk verrà completato e la compagnia portuale rimarrà in vita, il decreto del governo è soltanto un primo passo per la realizzazione del proprio progetto di Spa portuali. Ma, di fronte alla furia savonese, ha dovuto promettere di proporre al governo una soluzione di compromesso: un emendamento che consenta anche a Savona di sopravvivere.

Fonte: The Medi Telegraph