Il difficile connubio tra packaging ed automazione

Mariani, Infia: «L’alleggerimento degli imballaggi in plastica non è esente da ambiguità»

Il difficile connubio tra packaging ed automazione
Il packaging in plastica rappresenta ad oggi una delle soluzioni più efficaci a livello di contenimento dell’impatto ambientale, per l’altissimo livello di riciclabilità che presenta in tutta Europa. Non a caso, l’Unione Europea indica il riciclo come il secondo punto più importante da perseguire per la gestione dello smaltimento degli imballaggi. 
Oramai da anni assistiamo ad una progressiva spinta verso la riduzione del peso degli imballaggi in plastica che, a livello macroeconomico, rappresenta certo una scelta consapevole. L’opzione seguita non è tuttavia esente da ambiguità, in primis se consideriamo l’automazione industriale delle strutture di lavorazione soprattutto nelle fasi di riempimento automatico delle confezioni: le vaschette debordano, cedendo sul lato lungo, e risultano difficilmente inseribili nei plateaux dalle cosiddette “galline” – precisa ad Italiafruit Alessandro Mariani, Export Manager Infia. Ancor peggio quando non passano bene attraverso le retinatrici che, perdendo il “passo”, tagliano il cestino aumentando notevolmente i costi di handling da cui la riduzione dell’effetto di risparmio nell’imballaggio.

packaging Infia

Cosa ancor più impattante è che un packaging meno solido e più deformabile aumenta notevolmente il food waste nei punti vendita dei supermercati poiché i clienti tendono a maneggiare le confezioni con minor attenzione nella convinzione della loro resistenza e confidando, quindi, sulla protezione accordata ai prodotti. Per questo incrementano gli sprechi economici per la GDO e, in forma collegata, quelli ambientali, poiché il food waste ha un impatto elevato in termini di aumento del carbon foot print.

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