Il maltempo stronca il pomodorino del Piennolo del Vesuvio

Il maltempo stronca il pomodorino del Piennolo del Vesuvio
Rialzare la testa e provare a ripartire, magari con l'aiuto di Parco Vesuvio, Regione e Governo ai quali chiedono un impegno per trovare fondi. Gli agricoltori del territorio vesuviano calcolano i danni dopo la bufera del 16 giugno, quando una tempesta di vento, acqua e grandine si è abbattuta su una zona che va da Ercolano sino a San Giuseppe Vesuviano, distruggendo pressoché completamente le colture di Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, albicocco e uva catalanesca.

A Portici, l'orto botanico del Dipartimento di agraria della Facoltà Federico II è stato irrimediabilmente danneggiato. Da allora molte aziende agricole, piccole e medie, sono in ginocchio ed è a rischio la loro sopravvivenza.

Il presidente del Consorzio di Tutela del pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, Giovanni Marino, assieme al sindaco di Massa di Somma Antonio Zeno e a Paolo di Palma di Confagricoltura Campania hanno lanciato nei giorni scorsi l'ennesimo allarme: ci sono circa 12 milione di euro di mancati incassi, un'altra decina di milioni di incassi e, soprattutto, c'è il rischio che alle aziende colpite non venga riconosciuto alcun beneficio per la calamità naturale subita.

I tecnici della Regione stanno effettuando il monitoraggio delle zone disastrate, poi presenteranno un dossier al Governo che avrà trenta giorni di tempo per riconoscere lo stato di calamità naturale.

Tradotto in soldoni vuol dire possibilità di mutui agevolati e di sgravi sui contributi Inps. Ma i benefici vengono riconosciuti solo se si dimostra che per le coltivazioni colpite non era possibile provvedere ad alcuna copertura assicurativa. La Regione ora intende dimostrare che l'evento del 16 giugno è stato così fuori dall'ordinario che non sarebbe potuto essere stato in alcun modo assicurato, ma se anche riuscisse nell'intento, resterebbe il nodo dei fondi a disposizione del Governo, che sono esigui.

Ecco perché quelli del consorzio di tutela cercano altre strade e chiedono un aiuto diretto a Palazzo Santa Lucia. Soprattutto si aspettano un futuro in cui le esigenze vengano gestite meglio: "Questa sfortunata contingenza ha fatto emergere tutti i limiti e le contraddizioni dello sviluppo dell'agricoltura vesuviana, che pure in alcuni comparti dava segnali di ripresa, ma ci auguriamo possa rappresentare l'occasione per affrontare quei nodi strutturali che vanno sciolti per rilanciare l'agricoltura e sviluppare tutto il suo potenziale anche in termini di creazione di un indotto turistico nel contesto del Parco Nazionale del Vesuvio", dice Giovanni Marino.

Antonio Zeno, invece, invita i sindaci ad essere più presenti: "È il momento di assumersi le responsabilità e lavorare davvero per il territorio. Invece durante l'ultima riunione della Comunità del Parco erano presenti solo cinque sindaci". Paolo di Palma di Confagricoltura invita a "stare uniti per pensare alla ricerca, alle nuove tecnologie, ad una crescita economica".

In futuro potrebbero arrivare agevolazioni per impatto anti-grandine, ma intanto il presente è nero: l'anno scorso sono stati prodotti 3000 quintali di Piennolo Dop che tuttavia, rappresenta solo il 10% dell'intera coltivazione vesuviana (prevalente ad Ercolano, Massa di Somma, Torre del Greco, Somma Vesuviana, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano).

Venduto a circa 4 euro a confezione, il pomodorino del Piennolo ha un fatturato potenziale di 12 milioni, che quest'anno si tramuta quasi interamente in mancati incassi. I danni delle azienda agricole, quasi tutte a conduzione familiare, vanno dal 70% al 100% delle coltivazioni. In questi giorni, di solito, si procede alla raccolta ma i ritmi sono lentissimi, ben diversi da quelli degli anni scorsi.

Fonte: Il Mattino