L’INDUSTRIA DEL POMODORO CRESCE NEI MERCATI EMERGENTI: SE NE DISCUTERA' AL WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS

L’INDUSTRIA DEL POMODORO CRESCE NEI MERCATI EMERGENTI: SE NE DISCUTERA' AL WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS
I consumi trainano l'industria del pomodoro, settore in forte crescita grazie a nuovi mercati di sbocco, come il Brasile, la Russia, l'India, l'Iran e il Sud-est asiatico, dove non c'è una tradizione delle conserve di pomodoro, ma iniziano a farne uso, con il Giappone in testa. Aleggia questo ottimismo alla vigilia del World Processing Tomato Congress, presentato a Milano nei giorni scorsi, che si svolgerà dall'8 all'11 giugno a Sirmione, sul Lago di Garda, a pochi mesi dall'Expo. "I consumi aumentano del 2,5% all'anno e i nuovi mercati di consumo sono bacini dal potenziale enorme", afferma Guido Conforti, responsabile politiche di filiera di Aiipa, che ospita il congresso insieme con Confcooperative-Fedagri.

Anche la produzione mondiale, che ha avuto una decrescita negli ultimi anni passando dai 42,3 milioni di tonnellate del 2009 ai 33,2 milioni del 2013, quest'anno dovrebbe attestarsi sui 38 milioni di tonnellate. Il futuro dell'industria di trasformazione del pomodoro, accanto ai temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sarà discusso all'appuntamento mondiale che torna in Italia dopo 20 anni (Sorrento 1993) e dopo l'edizione cinese di due anni fa.

L'Italia riveste un ruolo primario nel settore, in quanto secondo produttore e trasformatore mondiale (12,5%), preceduto dalla California con i suoi imbattibili 12,2 milioni di tonnellate (38%) e tallonato dalla Cina. Nella classifica mondiale seguono la Turchia, la Spagna, l'Iran, il Brasile e il Portogallo.

Dopo un annus horribilis a causa di una primavera-estate piovosa, le previsioni per quest'anno sono di ripresa a doppia cifra per il Belpaese, con un +20% della produzione (4,8 milioni di tonnellate, secondo le stime di Amitom - Association Méditerranèenne Internationale de la Tomate) su una superficie di 65-67mila ettari (33 mila piantine a ettaro), contro i 60 mila ettari dello scorso anno. "L'incremento non è previsto solo per ettaro, ma anche per resa", precisa Antonio Casana, vicepresidente Amitom, organizzatore del congresso insieme con il World Processing Tomato Council. La principale area produttiva è l'Emilia Romagna con il 35% delle superfici coltivate, seguita dalla Puglia con il 33%, dalla Lombardia con il 10% e dalla Campania con il 5%.

La produzione italiana è equamente divisa fra Nord e Centro-Sud. Al Nord è presente il distretto del pomodoro da industria-Nord Italia, organizzazione interprofessionale costituita dai soggetti della filiera nelle province di Parma, Piacenza, Ferrara, Cremona, Mantova, Lodi, Alessandria e Pavia. L'industria italiana legata alla prima trasformazione sfiora per fatturato i 2 miliardi di euro, che arrivano a 2,5 miliardi con le successive fasi per la produzione di polpe, passate condite e sughi pronti. Il 44% della produzione è per il consumo interno (35 chili pro capite all'anno, contro i 5,4 chili a livello mondiale) e il 56% è esportato in tutto il mondo.

Fonte: AgenParl