APPLICAZIONE DELLA PAC, ORTOFRUTTA FUORI DAI GIOCHI. DURE CRITICHE DA AGRINSIEME E COPAGRI

APPLICAZIONE DELLA PAC, ORTOFRUTTA FUORI DAI GIOCHI. DURE CRITICHE DA AGRINSIEME E COPAGRI
La partita della Pac sugli aiuti accoppiati si è chiusa ieri a seguito della riunione tra gli Assessori regionali all'agricoltura e il Ministero delle Politiche agricole.

Il compromesso prevede che il prelievo sui pagamenti diretti per finanziare gli aiuti accoppiati passi dal 10 all’11%, per complessivi 39 milioni di euro all’anno. Queste risorse verranno utilizzate per incrementare gli aiuti accoppiati già decisi per olio d’oliva, zootecnia (in particolare di montagna) e ovi-caprini e per stanziare 10 milioni di euro (inizialmente non previsti) a sostegno della coltura della soia.

“Una proposta che non ci soddisfa pienamente, ma che abbiamo accettato per senso di responsabilità nazionale. Il tempo era scaduto e occorreva decidere”. Così l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni sull’accordo.

"Purtroppo – sottolinea Rabboni – non si è trovato l’accordo per incrementare anche il budget degli aiuti accoppiati per il pomodoro da industria e la barbabietola, mentre nessun aiuto è previsto per la frutta trasformata”. “A parziale compensazione - conclude Rabboni – il Ministro ha annunciato che nella nuova Ocm ortofrutta verrà attivato per il comparto del pomodoro da industria, un settore strategico per l’agroalimentare nazionale, un contributo per l’acquisto di piantine particolarmente resistenti che potrà andare da 100 a 300 euro a ettaro”.

"L'accordo arriva dopo un lungo lavoro con le Regioni - ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina - che ci consente oggi di scrivere un capitolo importante della nuova Pac, mantenendo l'impegno di chiudere entro il mese di maggio. Abbiamo fatto scelte decisive per il futuro e per il rilancio dell'agricoltura, guardando in particolare a settori strategici come la zootecnia e l'olivicoltura e programmando un piano proteico nazionale e il sostegno a colture come la barbabietola, il riso e il pomodoro da industria. Fondamentali anche le scelte di una più equa distribuzione delle risorse. Abbiamo privilegiato il lavoro e i giovani, proprio perché questo settore può essere protagonista del rilancio economico del Paese".

"Ringrazio i colleghi assessori - ha dichiarato l'Assessore della Regione Puglia e coordinatore nazionale degli assessori regionali all'Agricoltura, Fabrizio Nardoni -  per il grande senso di responsabilità dimostrato nel costruire una proposta unitaria, che testimonia la volontà di dare agli agricoltori più tempo possibile per adeguarsi alla riforma. Pur nella difficoltà della nuova Pac, il sistema delle Regioni, collaborando con il Ministero, è riuscito a trarre un'intesa complessiva a favore del sistema agricolo e che tiene conto delle difficoltà dei settori produttivi".

Giudizio negativo da Agrinsieme: "Si prefigura un’intesa politicamente insignificante e dannosa che mortifica l’agricoltura italiana con misure ora poco incisive, ora invece addirittura penalizzanti per quegli operatori che fanno crescita e occupazione per il Paese”.

“Avevamo formulato diverse proposte - prosegue Agrinsieme - tra le quali quella di utilizzare al livello massimo del 13 più 2 per cento la quota di massimale da destinare ai pagamenti accoppiati settoriali. Ministro ed assessori si sono invece fermati all’11 per cento rinunciando a voler gestire una fetta importante di risorse e prevedendo misure che potrebbero essere di fatto ininfluenti sui conti aziendali. In più ci ritroveremo probabilmente misure penalizzanti come una disciplina dell’”agricoltore attivo” ed una forte riduzione dei pagamenti oltre determinate soglie (la cosiddetta degressività) che colpirà realtà dinamiche e competitive che creano ricchezza e occupazione”.

"Ciò che emerge - dice il presidente della Copagri, Franco Verrascina - parrebbe essere una sorta di “spezzatino” che sicuramente non farebbe il bene dell’agricoltura italiana. I nostri produttori agricoli sono stati penalizzati dal taglio effettuato sui fondi destinati al primo pilastro e non meritano, anche in considerazione di quanto il settore alla base del sistema agroalimentare made in Italy ha espresso ed esprime in questa fase di crisi economico finanziaria, un’applicazione della PAC che non sia vera leva di sviluppo con evidenti ricadute positive”. 

Duro Dario Stefàno di Sel, già coordinatore degli assessori all'agricoltura nelal passata stagione: “Il senso di responsabilità del sistema regioni consente di porre rimedio, ma solo in parte, ai danni causati da un’iniziativa del ministero in tema di Pac e aiuti accoppiati inopportuna e irrituale. Quei danni ci consegnano un’Italia e un’agricoltura divisa a metà con un occhio di preferenza ad un settore che caratterizza soprattutto una parte del paese, in primis, ma spero solo casualmente, la regione e l’area di provenienza del minsitro Martina”.