SE I BAMBINI ITALIANI SONO SEMPRE PIU’ IN SOVRAPPESO E’ ANCHE UN PO’ COLPA NOSTRA. MANCA UN’OFFERTA VISIBILE E ATTRAENTE

SE I BAMBINI ITALIANI SONO SEMPRE PIU’ IN SOVRAPPESO E’ ANCHE UN PO’ COLPA NOSTRA. MANCA UN’OFFERTA VISIBILE E ATTRAENTE
Si parla tanto di far consumare più frutta ai bambini ma, mentre fervono (anche troppo) le iniziative sul fronte pubblico, languono concrete risposte da parte del mondo imprenditoriale. Solo di recente, anche nel nostro paese, alcune aziende del mondo produttivo hanno cominciato a pensare ai più piccoli, prevalentemente con iniziative di co-marketing con personaggi del mondo dei cartoon, ma - in ogni caso – ancora oggi in un negozio a libero servizio, anche di grande dimensione, non è visibile una proposta di frutta e verdura dedicata ai più piccoli a differenza di quanto accade in tanti altri Paesi europei, come peraltro sottolineiamo nella rubrica In Evidenza di oggi. Tutti raccomandano di aumentare il peso degli ortofrutticoli nelle diete dei bambini, ma nessuno fornisce strumenti adeguati per cui il junk food la fa ancora da padrone. Forse è anche per questo che, secondo i dati di “OKKIO alla SALUTE”, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, circa il 22% dei ragazzi italiani fra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e il 10% è obeso. L’OMS, rincarando la dose, sottolinea che l’Italia “vanta” il triste primato di bambini obesi. 
Ma il problema non è solo italiano. Un ulteriore studio, pubblicato da Annuals of Nutrition & Metabolism, effettuato sui bambini di 11 anni in 9 diversi paesi europei, in cui manca l’Italia, conferma che solamente il 17,6% dei bambini consuma un adeguato livello di ortofrutta, il che evidenzia la necessità di interventi sempre più incisivi e studiati su questa fascia di età così critica per lo stato di salute futuro dei cittadini dell’Unione, da una parte, e sulle sorti del nostro settore, dall’altra.  A questo proposito è decisiva la forma mentis che si plasma fin da bambini: è vero che i gusti cambiano ma una mentalità aperta fin da piccoli può aiutare ad allontanare eventuali forme di negazionismo che interessano specialmente le verdure. Si può facilmente immaginare che proprio la verdura, essendo di gusto meno zuccherino e più tendente all’amaro, sia meno “appagante” per i bambini. Per contrastare questo problema il genitore deve dare per prima cosa il buon esempio; sembra infatti che incentivi sotto forma di regali e ricompense provochino a lungo andare un effetto negativo e contrario da parte del piccolo. Quindi sul gusto bisogna agire fin dall’inizio, formando una mentalità aperta ai propri figli e trasmettendogli una cultura di base del gusto che comprenda una moltitudine di sapori, odori e colori tutti da mangiare. Nel consumo di ortofrutta entra così in gioco il ruolo della famiglia, in quanto il quantitativo di ortofrutta assunto da parte dei bambini è fortemente correlato con quello dei genitori. Inoltre, anche l’occasione di consumo in famiglia facilita il processo, soprattutto quando si consumano pasti con i propri famigliari. Tutto ciò forma una spirale virtuosa, in quanto un individuo che presenta alti consumi di ortofrutta da piccolo, tendenzialmente mantiene la sua virtuosità anche in età adulta e, come si spera, darà il buon esempio a sua volta. Un gigantesco campo d’azione per le nostre aziende, quello del gusto, in cui però non vedo applicazioni di rilievo.
Oltre a ciò, grande importanza ha il coinvolgimento dei bambini sul mondo dell’ortofrutta. Qui, viceversa, le imprese di produzione stanno lavorando con iniziative sulle scuole, a casa, sui punti di vendita fino al web, dove brulicano siti, personaggi, giochi, collection e altre diavolerie per i più piccoli. Nessuna però ha ottenuto quello stato di must che serve per uscire dal pantano della presenza per arrivare alla vetta della notorietà, l’unica che consente di accedere (e ho scritto volutamente solo accedere) all’area di chi orienta davvero i consumi, come fanno la maggior parte degli snack di marca. Forse, oltre che di budget, è anche un problema di linguaggi e di gesti, spesso non appropriati per quel target, ed è per questo che ho invitato alla presentazione dello speciale Mark Up di quest’anno (clicca qui per scaricare l’invito e la scheda d’iscrizione) un personaggio certo noto per i suoi trascorsi sportivi, come Andrea Lucchetta, che però - chiusa la carriera agonistica - ha fatto dei bambini e della loro educazione una passione e una professione con tecniche e modi tutti suoi, come c’era da aspettarsi, conoscendo la sua spiccata personalità, ma che stanno portando buoni risultati. Un po’ d’aria nuova per il nostro stantio settore che certo non farà male. Non mancate.
Roberto Della Casa