L'AGRICOLTURA INTEGRATA DI SCENA A PIACENZA. LA SINTESI E LE RELAZIONI DEL CONVEGNO CCPB

L'AGRICOLTURA INTEGRATA DI SCENA A PIACENZA. LA SINTESI E LE RELAZIONI DEL CONVEGNO CCPB
Il futuro sostenibile dell'agricoltura integrata è stato il tema del convegno organizzato venerdì 22 novembre da CCPB e l'Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
L'agricoltura integrata vive un momento importante alla vigilia della nuova PAC e della Direttiva 2014 sull'uso sostenibile dei fitofarmaci. Come spiega Fabrizio Piva, amministratore delegato CCPB "il convegno di Piacenza è stato il momento delle prospettiva e del bilancio con istituzioni, operatori di filiera ed esperti per ragione di difesa ambientale, salubrità delle operazioni colturali, a favore di agricoltori e consumatori".
Emanuele Mazzoni, presidente dell'Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, e Lino Nori, presidente del Consorzio Il Biologico, sottolineano come l'agricoltura integrata "è un'esperienza che può contribuire a migliorare la sostenibilità della produzione agroalimentare, non solo prevenendo il cambiamento climatico, ma anche riducendo gli impatti in termini soprattutto di consumo idrico e di riduzione della tossicità in acqua dolce e nel terreno. Parametri questi che, se aggiunti all'impronta carbonica ed idrica, possono premiare un metodo di produzione amico dell'ambiente rispetto a un altro che si focalizza solamente sulla riduzione degli input energetici".
Dopo i saluti introduttivi, Carlo Malavolta della DG Agricoltura-Regione Emilia Romagna ha parlato del contributo della produzione integrata alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, presentando lo studio di Carbon footprint (CFP) svolto nell'ambito dell'attività di valutazione del PSR RER 2007-2013.
Lo studio ha analizzato le emissioni di C emesso come CO2 riconducibili al processo di coltivazione di Frumento tenero, Mais, Pomodoro da industria, Erba Medica, Pero e Vite. Sono state confrontate per tutte le colture le tecniche di coltura convenzionale con quelle di agricoltura integrata base; per il pero e la vite anche con una più tecnica di difesa integrata più avanzata (DIA). Le informazioni sono state raccolte con una indagine diretta con uso di tecniche di matching su oltre 700 aziende fattuali e contro fattuali utilizzando, per le valutazioni su fertilizzazioni e trattamenti, tre annualità: 2009, 2010 e 2011; per i metodi di coltivazione il 2011.
Per ciascun mezzo o prodotto impiegato dal processo produttivo agricolo è stato definito un valore di contenuto energetico espresso come somma del valore energetico (ad esempio, il Potere Calorifico del gasolio) e il costo energetico per la sua ideazione, produzione e allocazione. E' stata quindi definita l'emissione di CO2 conseguente all'energia spesa per produrre ogni singolo bene.
Lo studio evidenzia che il contributo della meccanizzazione è sempre predominante. Inoltre tende ad essere maggiore quando è minore il contributo fornito dai prodotti. Peraltro, va evidenziato che per semplificazione nella voce meccanizzazione sono state comprese le emissioni legate alla produzione del seme utilizzato per la semina, o delle barbatelle o delle piantine utilizzate per l'impianto delle colture. Le emissioni dovute a trattamenti e fertilizzanti sono invece risultate variabili in funzione della coltura.


Carlo Malavolta, al centro, presenta lo studio della Regione Emilia-Romagna

L'analisi del contributo offerto dalla meccanizzazione evidenzia come l'incidenza delle operazioni connesse con la raccolta sul totale operazioni è sempre inferiore a quella delle operazioni connesse con l'impianto e la gestione della coltura.
Le operazioni connesse con la distribuzione dei fertilizzanti e con l'esecuzione di trattamenti fitosanitari forniscono invece un contributo molto ridotto ad eccezione delle colture arboree. In particolare nei seminativi le ridotte emissioni relative al solo impiego delle macchine e attrezzature incide poco nelle colture erbacee.
Le emissioni conseguenti alla distribuzione di fertilizzanti organici, soprattutto di prodotti assimilabili al letame, sono invece più elevate in quanto è richiesto il ricorso ad attrezzature con ridotta larghezza di lavoro e l'impiego di trattori di elevata potenza.
Nei frutteti e nei vigneti
, la larghezza di lavoro e la velocità di avanzamento delle attrezzature sono limitate dalla presenza dei filari e, pertanto, anche nella distribuzione di fertilizzanti e nei trattamenti si registra un incremento delle emissioni di CO2.
Pur non essendo stata concepita per la riduzione delle emissioni di CO2 e per l'aumento della sostanza organica, l'agricoltura integrata (nelle sue due diverse interpretazioni), ha però dimostrato di fornire, già con i criteri attuali, un contributo non trascurabile per unità di superficie alla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti (mediamente tra il 5 e il 20%). Per il parametro emissioni/unità di prodotto l'agricoltura integrata supera frequentemente anche le riduzioni prodotte dall'agricoltura bio. Appare quindi interessante una rivisitazione dei criteri e dei vincoli previsti per le attuali azioni con l'intento di ampliare i già buoni effetti registrati sul ciclo del carbonio. A questo fine il progetto LIFE+ Climate ChangER (2014-16) che consiste nella dimostrazione in campo delle migliori pratiche per la riduzione delle emissioni all'interno della produzione integrata, e anche in zootecnia, potrà sicuramente fornire elementi utili.

Clicca qui per scaricare la relazione di Carlo Malavolta

A seguire Beniamino Cavagna, del Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia, ha descritto l'attuazione del PAN nel razionalizzare l'applicazione dei prodotti fitosanitari sulla base delle recenti normative emanate a livello comunitario quali il Regolamento (CE) N. 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009 relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, e la Direttiva 2009/128/CE del Parlamento Europeo e Del Consiglio del 21 ottobre 2009 che istituisce un "quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi", considerano prioritario il corretto impiego dei prodotti fitosanitari.
Al fine di attuare una strategia di "difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari", ogni produttore dovrà considerare i molteplici aspetti che concorrono al processo produttivo quali: tecniche colturali adeguate, impiego di materiale di moltiplicazione certificato e concimazioni equilibrate. Sarà inoltre necessario disporre di strumenti che permettano di salvaguardare gli organismi utili, prevenire la diffusione degli organismi nocivi, implementare sistemi di monitoraggio e di allerta, definire soglie d'intervento e predisporre strategie anti-resistenza.
Maggiori conoscenze relative ai prodotti fitosanitari saranno inoltre richieste agli utilizzatori professionali con l'introduzione di specifici programmi di formazione certificata. I prodotti fitosanitari classificati per uso professionale potranno essere acquistati solo dagli utilizzatori abilitati. Le attrezzature per la distribuzione dei prodotti fitosanitari dovranno superare una verifica funzionale.
La direttiva 128/09 prevede inoltre che, dal primo gennaio 2014, ogni produttore dovrà applicare i criteri previsti dalla difesa fitosanitaria integrata oppure rispettare quanto previsto dalle norme comunitarie sull'agricoltura biologica. L'Italia ha articolato la difesa integrata su due livelli: uno obbligatorio e uno volontario. Quest'ultimo sarà supportato da uno specifico finanziamento, in continuità con quanto finora attuato grazie al PSR.

Clicca qui per scaricare la relazione di Beniamino Cavagna


La sala

Giuseppe Garcea e Fabrizio Piva di CCPB, Organismo di Controllo e Certificazione che da sempre ha dimostrato una particolare attenzione alla tutela delle risorse ambientali,  hanno poi valutato la sostenibilità dell'integrato e il ruolo della certificazione.
In questa occasione Garcea e Piva hanno presentato l'ampia offerta di CCPB sul fronte dei servizi in campo ambientale, quali:
- DTP 06: Valutazione degli impatti ambientali nel ciclo di vita dei prodotti agroalimentari;
- DTP 12: Valutazione degli impatti ambientali e del bilancio energetico nel ciclo di vita delle Agroenergie;
- EPD: Environmental Product Declaration;
- CO2Neutral: Compensazione, o diminuzione delle emissioni di CO2.
Queste attività sono state rese possibili soltanto grazie al costante impegno di CCPB in termini di innovazione e sostenibilità. Impegno che è stato ancor di più avvalorato dalla collaborazione con importanti istituzioni tecnico-scientifiche che hanno favorito e supportato la creazione di questi nuovi servizi di certificazione.
CCPB opera in conformità ai più importanti standard internazionali per offrire una certificazione di prodotto agroalimentare che garantisca l'integrazione tra input naturali e una riduzione dell'immissione di sostanze chimiche. Tra questi Globalgap, la Produzione Integrata e la Rintracciabilità nel settore agroalimentare. Sempre nell'ambito della sostenibilità propone più schemi di valutazione delle performance ambientali di prodotto. Oggi CCPB certifica 5.000 aziende, tra cui affermati gruppi industriali, grande distribuzione, piccole e medie imprese, aziende emergenti.


Giuseppe Garcea

Cicca qui per scaricare la relazione di Giuseppe Garcea e Fabrizio Piva

Davide Viaggi, del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, ha infine proposto un'analisi sulla convenienza economica della produzione integrata e sul posizionamento della stessa all'interno della Politica Agricola Comune (PAC) ed i problemi di valutazione degli eventuali pagamenti.

Clicca qui per scaricare l'abstact del convegno "L'agricoltura integrata fra PSR e sostenibilità"

A seguire Roberto Della Casa, Docente di Marketing dei Prodotti Agroalimentari Università di Bologna - Polo di Forlì, ha moderato una tavola rotonda, dal titolo "Il punto di vista della filiera: conseguenze e prospettive", a cui hanno partecipato Giampiero Reggidori (Apo Conerpo), Alessandro Dal Piaz (Assomela), Lorenzo Faregna (Agrofarma), Roberta De Natale (Auchan), Maurizio Brasina (Coop Italia), Luca Magnani (Esselunga – Milano). Le conclusioni sono state affidate a Graziella Romito, Direzione Generale dello Sviluppo Rurale - Programmazione Sviluppo Rurale del Mipaaf.

Clicca qui per ascoltare la sintesi audio dei singoli interventi della tavola rotonda "Il punto di vista della filiera: conseguenze e prospettive".


La tavola rotonda

Fonte: Ufficio Stampa CCPB