L’ORTOFRUTTA FA BENE? VERO MA TROPPO BANALE. SERVE ALTRO PER CAMBIARE IL TONO DEI CONSUMI. SCOPRITE COME NELLO SPECIALE MARK UP 2013

L’ORTOFRUTTA FA BENE? VERO MA TROPPO BANALE. SERVE ALTRO PER CAMBIARE IL TONO DEI CONSUMI. SCOPRITE COME NELLO SPECIALE MARK UP 2013
Sono ormai otto anni che chiediamo cosa la gente pensa del valore nutrizionale di frutta e verdura con il nostro Monitor e, puntualmente, la prima ragione di consumo si conferma il suo valore nutrizionale. Fondamento granitico del ruolo di frutta e verdura nella dieta degli italiani, la salvaguardia della salute non incide però come dovrebbe nel tenore dei consumi che, per tutte le ricerche allo scopo condotte, calano costantemente da un decennio a questa parte. Ma come, gli italiani pensano che frutta e verdura facciano bene alla salute e poi ne mangiano meno anziché di più? Pare proprio che sia così ed è meno incredibile di quanto si possa pensare. Perché? Primo, se non si associa il generico “fa bene” a una dose, si rischia che la dose percepita sia direttamente proporzionale alla soddisfazione/praticità di assunzione e queste ultime certo non brillano nell'ortofrutta. Ma come, direte voi, lo sanno tutti che bisogna mangiare 400 grammi di frutta e verdura al giorno! Non è proprio vero che lo sanno tutti, ma anche Voi che lo sapete, avete mai misurato per qualche mese quanta frutta e verdura mangiate in media al giorno. Vi rispondo io: no, perché io l’ho fatto per scrivere il rapporto sui consumi di ortofrutta dello speciale Mark Up di quest’anno (clicca qui per scaricare la brochure di presentazione del rapporto) e vi assicuro che è un’impresa titanica che dubito qualcuno abbia mai fatto seriamente.
Secondo, perché una volta che si è associata una dose che fa bene ad una categoria di prodotti, occorre anche rendere l’assunzione consigliata possibile. Due pasti principali e una misera colazione sono le abitudini degli italiani, ridotte ai soli pasti principali per l’ortofrutta perché a 3-4 euro la spremuta al bar è un lusso, anche per chi può permettersela. Di un kiwi e relativo cucchiaio (giusto per contenere i costi) neanche l’ombra, se lo chiedi chiamano il 118 o forse il 113! Terzo, i composti chimici ad alto valore nutrizionale contenuti nella frutta non hanno tutti le stesse funzioni: vitamine, antiossidanti, enzimi, fibra, ecc. se percepiti come indistinti vengono surclassati dagli integratori specifici di origine vegetale o sintetica prescritti come medicine dai nutrizionisti con tanto di ricettazione in barba all’assimilabilità reale delle molecole che pare interessi solo al Prof. Veronesi. Che questo accada non lo dico io, lo dice il trend del mercato degli integratori alimentari e il numero di negozi specializzati che aprono (non chiudono) nelle Vostre città. Se poi alcuni prodotti della (pseudo)nutraceutica si possono comprare anche al supermercato e c’è qualcuno che ci evidenzia gli effetti specifici della loro assunzione alla televisione, il gioco è fatto e Danacol  batte l’ortofrutta nel controllo del colesterolo.
Ecco perché non basta che tutti sappiano che l’ortofrutta fa bene per farne aumentare il consumo, serve ben altro. Se volete saperne di più vi aspetto con Filippo Ongaro, medico nutrizionista ma soprattutto ai nostri fini divulgatore - come si definisce e come testimoniano i tre libri di successo che ha pubblicato negli ultimi anni - per ragionarci insieme alla presentazione dello speciale Mark up di quest’anno in programmazione il prossimo 12 dicembre a Milano.


Roberto Della Casa