OPO VENETO, AUTUNNO SENZA CASTAGNE. LA VESPA CINESE AZZERA LA PRODUZIONE

OPO VENETO, AUTUNNO SENZA CASTAGNE. LA VESPA CINESE AZZERA LA PRODUZIONE
Sulle Prealpi trevigiane, dove si producono i celebri marroni Igp del Monfenera e di Combai, la vespa cinese (cinipede galligeno, Dryocosmus kuriphilus. Yatsumatsu) sta facendo disastri. Quest’anno non c’è proprio produzione: si stima che sia andato perduto oltre il 90 per cento del potenziale raccolto. “E’ un disastro - commenta Antonio Fragosa presidente dell’Associazione di produttori del Monfenera, 130 soci - quest’anno si arriverà a poco più di 60 quintali rispetto agli oltre mille quintali che si sono fatti prima dell’arrivo della micidiale vespa cinese. Al terribile insetto hanno ceduto piante che davano marroni da oltre 500 anni”.
“E’ un vero peccato - commentano a OPO Veneto, organizzazione di produttori trevigiani che commercializzava una buona parte della produzione Igp del Monfenera - un marrone pregiato, molto richiesto, con un mercato di elite che stava dando soddisfazione”.
Non c’è stato prodotto locale nemmeno per l’inaugurazione della Festa, che dura quasi tutto il mese di ottobre e che attira ogni anno a Pederobba, cuore dei marroni del Monfenera, decine di migliaia di visitatori, i quali stanno arrivando ugualmente, ma trovano prodotto importato. Buono, ma non del Monfenera. Stessa situazione nella vicina Combai. Anche qui la vespa cinese ha fatto disastri.
E’ arrivata ultimamente anche sul versante del Monte Baldo, a San Zeno di Montagna, che domina dall’alto il lago di Garda, dove si produce un ottimo marrone che si fregia della Dop: è il solo marrone dop d’Italia. Una produzione attorno ai 300 quintali, che quest’anno è quasi salva. Ma tra la cinquantina di produttori c’è forte preoccupazione perché la presenza della vespa è incombente. Più di qualche pianta è già colpita.
La guerra al cinipide galligeno è disperata e molto costosa: è possibile, per ora, soltanto attraverso un’altra vespa, la Torymus sinensis sempre di origine cinese, che distrugge le larve della sua antagonista. Sul Monfenera trevigiano, ad esempio, qualche risultato si vede, ma è ben poca cosa rispetto al disastro che si ha. Si è appena agli inizi del trattamento dei castagni e, alla distanza, non si è del tutto certi sui benefici.

Fonte: OPO Veneto