IL CARCIOFO SPINOSO SARDO SCOMMETTE SULLA DOP: IL 30 GIUGNO SCADE IL TERMINE PER ADERIRE AL DISCIPLINARE

IL CARCIOFO SPINOSO SARDO SCOMMETTE SULLA DOP: IL 30 GIUGNO SCADE IL TERMINE PER ADERIRE AL DISCIPLINARE
Il marchio Dop per salvaguardare la tipicità del carciofo spinoso sardo. Quello, inimitabile, che i contadini di Serramanna, Samassi e Serrenti coltivano da maestri. E che spesso incontra la concorrenza di quello proveniente da Puglia o Sicilia, spacciato per sardo. "L'adesione alla Dop del carciofo spinoso sardo, per gli agricoltori, significa difendere la tipicità e la localizzazione che lo differenzia dagli altri prodotti sui banchi dei mercati" afferma Mariano Ortu, assessore dell'Agricoltura di Serramanna in prima fila nel programma Dop con il Comitato comunale contadino (composto dal sindaco Sergio Murgia, dallo stesso Ortu, Priamo Picci della Coldiretti, Flavio Batzella della Cia, Vico Etzi della Confagricoltura e dall'esperto Michele Abis).
Il tema della Dop del carciofo spinoso sardo, ottenuta qualche anno fa dopo un iter durato oltre due lustri, è stato discusso in un convegno tenutosi a Serramanna. "L'adesione è volontaria" spiega Marco Deligia, reggente dell'Unità territoriale Laore di Serramanna, l'ente strumentale della Regione incaricato di vigilare sui rigidi disciplinari di coltivazione della Dop e che supporta gli agricoltori nell'iscrizione che scade il 30 giugno prossimo. Gli agricoltori, insomma, devono crederci. "Al convegno hanno partecipato in ottanta: questo è il segnale dell'interesse verso l'argomento" rileva l'assessore Ortu.
Il pensiero va alle altre Dop, anche nazionali, come quella del Parmigiano Reggiano "che hanno fatto la fortuna del prodotto e sono garanzia di qualità, di origine, per il consumatore". Se la Dop possa trasformarsi in vantaggio economico per il carciofo sardo, sotto forma di un prezzo migliore sul mercato, nessuno, però, è pronto a giurarlo. "Il primo risultato della Dop è che solo lo spinoso sardo potrà essere venduto come tale" sintetizza Marco Deligia.
Occhio alle imitazioni insomma, anche se Priamo Picci, grosso produttore serramannese di carciofi, funzionario della Coldiretti e componente del Comitato comunale dell'agricoltura , è cauto. "La Dop rappresenta una nuova strada da percorrere, ma per dire che questo possa tradursi in vantaggio economico occorre attendere il verdetto del mercato - dice Picci -. Non siamo pronti a tradurre tutte le nostre produzioni in Dop, è un'operazione da compiere gradatamente".

Fonte: L'Unione Sarda