ASSEMBLEA UNAPROA, LA RIFORMA DELLA PAC SARA’ UN NUOVO ORIZZONTE O UNA NUOVA DELUSIONE?

ASSEMBLEA UNAPROA, LA RIFORMA DELLA PAC SARA’ UN NUOVO ORIZZONTE O UNA NUOVA DELUSIONE?
Ieri si è svolta a Roma la trentesima Assemblea di Unaproa, l’Unione Nazionale delle Associazioni di Produttori Ortofrutticoli e Agrumari che ha colto l’occasione annuale anche per fare il punto sulla riforma del settore con un convegno dedicato. Dopo l’introduzione dei lavori del Presidente Ambrogio De Ponti, la relazione introduttiva è toccata a Felice Adinolfi, dell’Università di Bologna che ha evidenziato come l’11 aprile scorso si siano aperti i triloghi, un procedimento di costruzione della riforma più complesso ma più condiviso che prende avvio dal Trattato di Lisbona e che permette anche al Parlamento Europeo - e alla Commissione Agricoltura nello specifico - di svolgere un ruolo attivo nella riforma della PAC. Adinolfi ha evidenziato in apertura l’incremento in atto nella domanda mondiale di cibo nei paesi BRIC - che si riflette sui prezzi dei prodotti - la conseguente grande dinamica che contraddistingue il mercato, che fa parimenti emergere come la gestione dei rischi divenga una priorità per il cambio dello scenario. A questa situazione fa da contraltare una riduzione delle risorse del 13,1% concordato sulla nuova PAC (vedi tabella), riduzione peraltro prevista, spalmata su tutti i pilastri e in linea con la riduzione delle risorse su tutto il bilancio.  


Nella foto: Felice Adinolfi, Università di Bologna - Esperto di Politiche Comunitarie






Dopo questa introduzione, Adinolfi ha esaminato il documento messo a punto con Unaproa per indirizzare la nuova OCM che è scaricabile in calce all’articolo per chi volesse approfondire il tema. In sintesi i temi caldi riguardano il campo di applicazione della nuova OCM, con un adeguamento della nomenclatura fra trasformati, preparati e conservati, il potenziamento della gestione dei rischi – sia per le misure collettive che per quelle individuali – la concentrazione dell’offerta e i rapporti con il mercato, con particolare riferimento alla gestione della vendita diretta da parte delle OP, per arrivare all’opportunità che le AOP gestiscano propri piani operativi che non siano solo la sommatoria di quelli delle OP sottese e che venga migliorata la gestione finanziaria delle risorse.
Adinolfi ha concluso evidenziando che mentre sui pagamenti diretti vi è un certo allineamento fra parlamento e consiglio, per l’OCM si respira un’aria di stallo anche perché su questo tema stanno emergendo tesi secondo cui il trattato di Lisbona non darebbe tutte le prerogative al parlamento per intervenire in questo campo.




Al termine dell’intervento di Adinolfi, Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo è intervento in videoconferenza evidenziando come ci sia la volontà di andare veloci per chiudere entro il mese di giugno il negoziato anche se, sul dossier finanziario sarà molto difficile, poiché pur non chiedendo risorse aggiuntive, ma solo flessibilità nella gestione dei fondi residui al posto della loro restituzione, le posizioni restano lontane, con la commissione intende rimanere sulle sue posizioni visto il mandato negoziale pieno ottenuto dalla plenaria del parlamento. Passi avanti comunque ce ne sono stati ma il tempo è veramente limitato. Pare almeno scongiurato il rischio di un appesantimento burocratico che si correva con l’applicazione integrale della proposta Ciolos.



Nella foto: Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo in collegamento da Strasburgo.

E’ stata poi la volta di Camillo Zaccarini Bonelli, di Ismea che ha ricordato come in Italia l’ortofrutta valga il 25% dell’agricoltura ma riceva meno del 10% dei contributi. 


Nella foto: Camillo Zaccarini Bonelli, Dirigente Ismea




Dalla valutazione del livello di applicazione della strategia nazionale per il periodo 2007-2013 realizzata da Ismea è emerso come le OP si siano consolidate ma non crescano, presentando due modelli distinti fra Nord, con alta concentrazione e OP di notevoli dimensioni, e sud, più frammentato e disperso. In ogni caso il giudizio sulla strategia è abbastanza positivo poiché il settore OP e AOP si è mostrato più dinamico del 9-15% rispetto ai produttori fuori dal sistema in termini di sviluppo del valore della produzione commercializzata fra 2007 e 2011. Per approfondimenti, la relazione integrale di Zaccarini può essere scaricata in fondo alla news.



Nella foto: Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche Europee, Internazionali e dello Sviluppo rurale - Mipaaf.

Ha concluso gli approfondimenti Giuseppe Blasi, Capo del Dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali e della Sviluppo Rurale del Mipaaf, che ha ricordato come l’accordo sul bilancio abbia portato alla perdita di oltre 1 miliardo di euro nell’orizzonte 2014-2020 sul primo pilastro  ma ne abbia fatto guadagnare di più sugli altri capitoli. La ricerca, a suo avviso, è tema cruciale che dovrà essere sviluppato: i PEI – partenariati europei per l’innovazione potrebbero essere un’occasione. Altrettanto vale per i servizi e la formazione. Anche il PAN deve essere sistemato, poiché non deve aumentare il costo per l’agricoltore e deve per questo essere gestito dal sistema organizzato. La selezione del principio attivo non è il solo strumento per garantire salvaguardia ambientale. Sulla gestione delle crisi, infine, l’Italia ha deciso per la scala nazionale anche se non vi è documento ufficiale; su questo vi è il parere favorevole delle regioni se il sistema passerà al secondo pilastro.


Nella foto: Antonio Schiavelli, Vicepresidente Unaproa.

L’intervento di sintesi della mattinata di lavoro è stato condotto da Antonio Schiavelli, Vicepresidente di Unaproa che ha ricordato che la dimensione delle nostre aziende è insufficiente per fare ricerca e che non si può fare ricerca privata se poi non è sfruttabile individualmente. La strategia nazionale dovrà essere ora vista non solo come strumento di valutazione ex post ma di concertazione ex ante sulle cose da fare poiché dobbiamo ridurre i costi e aumentare marginalità, cosa oggi difficile anche con l’aggregazione perché le economie di scala sono distrutte dalla burocrazia. Il fine della nuova OCM deve essere quello di rendere più interessante stare insieme nelle OP, soprattutto al sud.

Nella foto di apertura: da sinistra Giuseppe Blasi, Antonio Schiavelli, Ambrogio De Ponti, Felice Adinolfi, Camillo Zaccarini Bonelli. 

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